Niente aiuti esterni, ieri sera.
Me ne sono tornato a casa, concedendomi una tregua dall’oltranzismo
sanificante.
Ho indossato la sola felpa nera e mi sono seduto sul divano. Aprendo le
gambe.
Era una situazione che andava gestita, inutile sfuggirvi correndo
lontano. Bisognava dirsi la verità, gestire, riflettere, meditare, analizzare,
suggerirsi una linea. Mi sono martoriato di seghe pensando alla Squinzy Chiara.
Ho osservato come pochi mesi, in una ragazza di quell’età, producano
cambiamenti ben visibili.
Ho constatato che sì, il ricordo di quest’estate è eccitantissimo, ma
il pensiero di oggi lo è in maniera più intensa e adulta. Mi eccita di più
pensarla oggi come oggi che quest’estate, nuda, vogliosa e disponibile.
Su quelle peep toe era di una sensualità disarmante.
Un pensiero erosivo, doloroso, un desiderio lancinante, tossico.
Ma è così che vanno affrontate le cose. L’ho capito sul divano,
smanettando come un liceale impazzito.
Io soffro di bulimia sessuale psicogena. Salto da un corpo a un altro,
insoddisfatto, senza pace. Questo ficcare compulsivo mi fa perdere la
percezione del contatto, ciò che sento a livello sensoriale è quasi nullo, poiché
prevale la voracità psicologica, insaziabile. E’ un disturbo, che va corretto
al pari di un disturbo alimentare. La mia non è fame, è necessità di
ingozzarmi. Devo mettermi a dieta ed amarla.
La dieta funziona solo se la si ama.
Mi sono masturbato velocemente, pensando a quanta voglia ho di farmela,
pensando che, forse (e dico forse per correttezza ed onestà) sarebbe bastato alzare
il telefono per averla qui, addosso, nuda, odorosa, disponibile. E mi sono detto che no, che
non dovevo farlo. Mi sono imposto di masturbarmi fino alla cecità pensandola,
scavando la crosta spessa che mi avvolge, nella speranza che dalle fratture
fiorisca il desiderio, segreto, celato, riservato, quel desiderio umano che mi
può far fare la svolta, non rendendomi schiavo della massificazione genitale.
Frammenti, dettagli, profumi, sempre più veloce, schizzando e non
smettendo il ritmo, riacquistando la durezza in pochi secondi, che è così che
voglio, ancora, voglio desiderarla, voglio soffrire di non averla, voglio
godere di privazione, perché alla fine devo essere capace di capire ciò che
voglio e perché lo voglio, perché voglio essere motivato da qualcosa di
concreto e spiegabile, al fine di provare piacere e soddisfazione nel momento
in cui ce lo avrò, spezzando la catena della delusione, smettendo i panni della
fiera carnivora che si aggira a caccia perché è la sua natura ed il suo
istinto.
Ancora, ancora, ancora, senza riuscire a smettere, sempre più veloce,
ansimando, soffrendo, ancora, ancora, sofferente assenza, divorante voglia. Va
recuperato tutto questo. Va recuperata la masturbazione ossessiva, compulsiva, perché
è medicina risolvente, è confine marcato tra oggettività, è un ritorno all’approccio
adolescenziale, è rientrare sulla pista della sessualità ripassando dal via.
E stamattina la tentazione è quella di farle sapere che me lo sono
ininterrottamente menato sino alle due e mezzo di notte pensandola. Scatenando
così reazioni chimiche ed ormonali che abbrevierebbero la distanza tra i
rispettivi genitali e invece no.
Questa è una faccenda tra me e me.
Perché, contrariamente a quanto si dice, distruggersi di seghe può migliorare
la vista.
E’ un esercizio ortottico di sopravvivenza.
ce la farai? :)
RispondiEliminasarebbe un'impresa dura ma encomiabile..
“Encomiabile”.
EliminaE la lode pubblica da quale pulpito discenderebbe? E l’autorevolezza del lodante in che cosa sarebbe racchiusa?
"
Pubblica lode al Tazio, che pur potendo, grazie ai suoi doni naturali, gioire delle grazie di moltissime fanciulle, si uniforma agli standard degli sfigati masturbandosi a crepapelle.
"
E’ questa la base del pubblico encomio?
Non credo tu abbia colto il senso della mia medicina.
La mia medicina è il più bieco degli egoismi e non va confuso con la virtù.
La quale, volendo proprio parlarne, non va mai lodata ed il virtuoso che lascia che venga “encomiata” così virtuoso non è.
Non è, comunque, il mio caso.
va bene volersi bene, ma massacrarsi così mi sembra oltremodo contro producente
RispondiElimina“Controproducente”.
EliminaControproducente riferisce ad effetti opposti a quelli desiderati. Cosa otterrei, quindi, se agissi in maniera opposta? Cosa “produrrei”? Produrrei gli effetti indesiderati da cui fuggo, quindi non direi che è controproducente.
Forse autodistruttivo.
Ma anche qui non vi è nessun effetto controproducente.