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domenica 11 marzo 2012

Sabato sera - Casa - L'epilogo


Due e trenta. Mi sento decisamente meglio, fisicamente parlando.
Facciamo chiacchiere imprecise, di quelle che ispessiscono l’aria e amplificano i silenzi. Mi sono andato a cambiare e indosso una felpa nera col cappuccio e sopra l’accappatoio corallo. Infradito. Basta.
La Squinzy è rincoglionita di stanchezza, perché la penombra, le pareti grigio ferro, il silenzio interrotto saltuariamente, contribuiscono al sonno. D’altra parte le ho colorate di grigio anche per quello.

“Proprio non me lo vuoi dire cosa c’è?” mi chiede scivolandomi addosso e appoggiando la testa sul mio petto. La accolgo sotto il braccio sinistro e le rispondo che non c’è niente. Lei capitola, appoggiandosi, ma con la mano scivola dentro l’accappatoio e mi accarezza la pelle e scivola giù. Accarezza gentile e morbida, guadagnando terreno, lentamente, sino a farmi sentire il palmo liscissimo che mi accarezza lieve l’uccello e lo stringe garbata, massaggiandolo, spostandolo, correndo con la punta dell’indice a cercare il buchino della cappella, per poi serrarla tra pollice e indice di modo tale da massaggiarla di sotto come sa che mi piace.

 “Chiara” sussurro accarezzandole la testa.
Sì?” mi dice girandosi senza smettere il massaggio vellutato.
“Lasciamo stare?” chiedo in un soffio.
Gelo.
“Non ti va? Scusami, smetto subito…” rilasciando la presa e sistemando i lembi corallo.
“No, scusami tu, non sono molto in forma”
“Non c’è problema”

Non sono molto in forma.
Per niente.
Sono un fottuto criceto del cazzo che ci metterà cento anni a capire che per andare da qualche parte, con tutto quel correre, bisogna fare un passo fuori dalla cazzo di ruota.
Mi spiace, Chiaretta, ma questa sera non ho coglioni di allungarti la minchia come vorresti.
Mi spiace molto. Convengo che dopo aver fatto la badante a un quarantaduenne spaccato della qualunque, un allungo di minchia te lo meriteresti pure, ci mancherebbe.
Però sai che c’è?
C’è che a me non me ne frega un cazzo.
E questo è un problema.

Tuo, mio, non so. Ma tant’è.

Risali sull’ottanio peeptoe slingback.
Ti ringrazio, mi baci e te ne vai.
E così sia.


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