“Cristo!” esclama.
“Cosa?” chiedo.
Fruga con la mano e mi palpa i coglioni, poi scivola giù toccandosi il
perineo.
“Ma… ma… me l’hai infilato dentro
tutto???” esclama sottovoce, di nuovo.
“Eh sì” rispondo con voce
malferma “ti fa male?”
“No no, ma…. Cristo!” torna
ad esclamare palpando le mie palle e palpandosi il buco del culo pieno.
Come diceva Charles Bukowski, “Non
so come mai Gesù Cristo finisca sempre col mischiarsi a faccende del genere”.
“Guarda che non è la prima volta
che questo succede” le mormoro in un orecchio, giacendo sul fianco ed
aderendo al suo corpo che giace su un fianco, perfettamente incastrati l’uno
nel culo dell’altra.
“Sì, immagino… è che realizzo
solo ora che mi sta tutto dentro… cazzo… tutto dentro…“
“Son soddisfazioni eh?” dico
piano.
“Eh beh” dice in una risatina
che le fa contrarre il buchino “peccato
non faccia curriculum”.
“Beh, non sarei così categorico,
sai?” rispondo sortendo un’altra risatina strizzante.
Tutto è iniziato sul divano. Che lei improvvisamente era finita in
mutande, per una serie articolata di ragioni.
La prima ragione era legata all’inesorabile fine del Barnaut. Che vuol
dire parecchio.
La seconda ragione era collegata all’insistente presenza di sigarette
artigianali alle spezie esotiche.
La terza ragione sembrava derivare dai pantaloni di Karkzlopzerek,
troppo stretti per consentire una seduta indiana come dio comanda.
Da lì la fine. O l’inizio.
Perché da quello strano perizoma rosa, che perizoma è solo per la
striscetta infranaticale, ma per il resto è una rosea coulottina simpatica,
ebbene, da quello strano perizoma stiracchiato dalla posizione indiana
fuoriusciva un attraente ciuffetto di peletti scuri, a testimonianza che la
depilazione totale di quest’estate era stata relegata a mero esperimento, una
tantum e non ripetibile. Solo più tardi, a maglietta tolta, anche le carnose
ascellette dall’avanzata ricrescita, denunziavano una scelta di ritorno ai
costumi tricotici di un tempo, che a voler ben vedere, tanto deprecabili non mi
sono parsi.
Che bel corpo che c’ha la Squinzietta. Cazzo se c’ha un bel corpo.
Porca bestia se c’ha un bel corpo.
E poi vi dirò anche una cosa. Che è questa: me la sono goduta senza
sensi di colpa, perché l’averlo fatto, con quelle premesse e quei dialoghi, ha
reso il sesso un elemento complementare decisamente lecito e godibile in quanto
non era il fine assoluto. Anzi, il contrario.
E poi c’è anche un’altra cosa che va assolutamente detta.
Va detto che ci siamo divertiti a farlo.
Cioè, mi spiego: non è che altre volte lo si sia fato rompendoci i
coglioni, sia chiaro. E’ che, invece, molte, moltissime altre volte lo si è
fatto con la voracità cannibale di carnivori affamati. Ieri sera no. Ieri sera
ci voleva un registratore, perché c’è stato da ridere spesso e quel ridere, anziché
diminuire il desiderio, lo ha sempre aumentato. Si rideva, si diceva la cazzata
e poi si annegava in un flutto di passione.
Bello, insomma, molto bello.
***
Ancora nudi abbandoniamo la camera da letto, per ragioni diverse.
Io cerco le sighe mentre lei apre il frigo per prendere da bere. Il mio
sguardo si perde rapito su quelle chiappe stupende, generose il giusto, rotonde
il perfetto e ondeggianti il sublime. Il Culo.
Accendo e la guardo. Tenendo aperta la porta del frigo tracanna da un
cartone di succo d’arancia olandese.
Le sta da dio il pelo sulla fica, devo ammetterlo.
Abbassa il cartone, deglutisce e mi dice “Oh Taz, tragedia eh, non so se... ma hai violato il voto integralista
allo stoicismo dell’abnegazione autarchica. Abbiamo chiavato, se non te ne sei
reso conto” e ride.
Aspiro e sorrido.
“Ti mangerei il culo” le dico
andandole proprio davanti.
“Bel progetto” mi dice
lanciandomi le braccia attorno al collo e la lingua in bocca.
“Non cercare il favore
della moltitudine: raramente esso si ottiene con mezzi leciti e onesti.
Cerca piuttosto l'approvazione
dei pochi; ma non contare le voci, soppesale.
”
[mmanuel Kant]
ce la voleva, eh?
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