Lunedì del cazzo, finalmente, bonjour.
Colazione al Margherita, c’è la creme
delle troie, bonjour signore. Il puzzo di fica esausta sovrasta le eau de toilette sparse a secchiate per
drizzarlo a maschi rincoglioniti che non capiscono che mai verranno ammessi
alla corte dei loro bargigli cannibali.
Pagliacce.
Luride pagliacce di merda senza coglioni. Pavone tronfie, esercitate il
vostro potere troiesco perché ci godete di più che a farvelo troncare nella
fica di merda. Buffone velenose, mi fate schifo.
“Ciao Tazio, ma che fine hai
fatto, non ti si vede più qui” mi chiede ammiccante la bancaria sozza
tartaruga stuccata vestita di Hermés, slabbrata troia fedifraga, cornificatrice
parassita, batterio intestinale del conto corrente del marito coglione e ben
consapevole che lei, lurida merda ninfomane, è alla costante e sempre più
faticosa ricerca di cazzi da fagocitare nei suoi trafficatissimi orifizi
sfibrati.
“Casini” rispondo masticando
la brioche, ma la maiala non molla, insiste, mentre sento dal basso il
biascichio della sorca che si schiude come una lurida orchidea odorosa di
piscia anticata. Non molla.
Mi prende per il culo, stupendosi esageratamente della parola “Casini” e mi pizzica, mi stuzzica, mi
dileggia. E basta, merda ambulate, sacco di letame infame, ladra, puttana,
catarro dell’umanità.
La guardo, mentre ancora mi si appiccica come zecca e poi emetto,
sottovoce.
“Fatti un bel clistere stasera e
poi vieni da me con addosso solo il cappotto che ti faccio provare le gioie di
un parto diverso”
Oh. Ti adombri? Non ti va più di scherzare? Eppure son così disponibile
no? Ti sto proponendo di far sguazzare la mia minchia nel tuo budello merdoso,
cosa c’è che non va? Vorresti provare a farmi credere che il tuo interesse per
me è culturale? Mi spiace, io ho inteso cul-turale
e ti propongo di liberare dalle feci il tuo retto, affinchè sia più urbano
incularti con vigore bestiale.
“Tu non sei a posto Tazio”
conclude con amarezza e disgusto, spostandosi per andare a pagare alla cassa.
No. Non sono a posto.
Vedi di ricordartelo.
Così da non rompermi i coglioni, la prossima volta che mi vedi.
Soggettività Taz, e da una così valgono poco!
RispondiEliminak
So che non te ne frega un cazzo, però io mi sto preoccupando.
RispondiEliminaPer te, anche se non te ne frega un cazzo. Ma anche a me non me ne frega un cazzo che non te ne frega un cazzo.
E quindi? Lasciami preoccupare, non penso di essere l'unico e non ce lo puoi impedire.
Un abbraccio GQ
Ben fatto.
RispondiEliminaB