Arriva, seria, incazzata. Incazzata nera, direi. Ma non con me, ma col
merlo che si chiama Marcelllllo.
Insisto per sapere cosa succede e dopo un paio di insistenze mi
snocciola gli estremi di una noiosissima telefonata avuta col paese dei
tulipani, fatta di meschine menzogne e insostenibili tesi morosali e allora le
chiedo “aperitivo?” e aperitivo sia, di quelli miei, nella stradina laggiù, che
tanto l’aperitivo mio si fuma e quindi lo accendo e glielo passo e camminiamo e
così la guardo.
Leggins nere, ballerine nere senza calze, cardigan nero lungo che esce
dal piumino nero lucido. Non ti sei messa le calze e lo sai, maledetta troia
globale, che la donna senza calze d’inverno mi fa venire nelle mutande senza
toccarmi. Prendi l’aperitivo, dolce Tarmya, che ti dà l’alibi di essere stonata
e, per quello, di essere troia elevata all’infinita potenza.
Poi entriamo alla Solita, salutiamo la Marghe, ci sediamo al tavolo di
Tazio e ceniamo. Poi ti togli il cardigan che c’hai caldo (ma dove?) e resti
con la maglietta nera a maniche lunghe scollata tonda, tanto per comunicarmi
che, oltre alle calze, sei anche senza reggiseno che quei maccheroncini che ti spuntano
appena mi ricordano
Mangiamo tra una selva di doppi sensi e proposte oscene con cui ti
bombardo, poi ci facciamo due begli amari e usciamo, che qui non occorre manco
più che pago da quanto stabile sono. E allora ti offro un digestivo, aromatico,
speziato e tu lo fumi con me, che ingrossiamo l’alibi, mentre mi si ingrossa la
minchia cercando di indovinare se ce le hai o no le mutande, che le leggins ce
le hai ficcate nel culo, zoccola.
Poi organizziamo e pianifichiamo e decidiamo, concordando che la serata
deve proseguire al caldino del mio cadente appartamentino social-popolare dove
si andrà a chiacchierare .
Ed è subito ingroppo.
Sul pianerottolo, mi fagociti mentre ho ancora le chiavi in mano, che
io ti chiaverei in mano, in macchina, appoggiata alla balaustra delle scale,
sulla lavatrice, nel confessionale della Basilica di San Fustenzio, al McDonald
ed anche alla Clinica dell’Orologio, che mi dici che sì, che anche tu te lo
faresti piantare nel culo anche al Corso Prematrimoniale di Don Marzocchi, al
Mercatino dell’Usato, alla Mostra del Cane e del Gatto ed anche al Convegno dei
Delusidallalega, che mi dico che sei una ragazza intelligente, che le leggins si
sono rivelate una scelta geniale, che mentre ti slinguo lo stomaco c’ho già la
carnina bagnata in mano pronta da strizzare e strapazzare, che bastava
andarsela a prendere nelle elastiche leggins, spostando in un soffio il tanga
da troia fatto di fili interdentali e un pezzetto di pezza per pulire gli
occhiali.
DivinDivan, te la ricordi questa? E’ quella che mi ha piantato in asso
ed è andata in Corsica in barca con gli amici di merda della sua amica vacca maiala
di merda, che mi resta nel gozzo di non averle dato il cazzo, perché la riccia
zingarella mi ha sempre fatto ingrossare di brutto la cappella, ma intanto mi
chiavo Santa Tanya che c’ho una voglia che mi spacco e lei sorride quando, tra
mille grovigli, le paro dinnanzi Mastro Tarello Rampazzo in tutta la sua
ciclopica dimensione e lei, intanto, si libera in due secondi e sei decimi di
tutto e vestiti entrambi di pelle ci schiantiamo sul consenziente DivinDivano
cominciando a razzolarci i genitali assaliti dal morbino selvaggio che non ci
fa stare la lingua in bocca manco a pagare.
Succhia, succhia forte così, succhia, gran troia puttana assatanata di
Cazzo, che intanto raduno i geologi e gli ingegneri che qui si va di trivella
culea a manetta stasera, che lo sai, gran puttana affamata, che lo sai che ti
farò uscire la cappella dal naso inculandoti, che devasterò le tue viscere
sbattendoti come se fossi uscito da trent’anni di cella di isolamento, succhia
puttana, che mi stai facendo un pompino famelico mentre sul muro lampeggia la
scritta corna, perché qui, adesso, si
costruiscono delle deliziose corna preziose, che il mammalucco ad Amsterdam è
convinto di fare la gallata con le troje in vetrina e non sa che, a casa, la
sua dolce e fida fidanzata si fa piantare il cazzo nei buchi, si fa trapiantare
il Bulbo Tulippo Rampazzo Pennone nel culo, si fa irrigare il budello di
sborra, si fa sbregare e slabbare che c’ha una voglia di lurido che si stampa
tra il culo e la figa che se spengo la luce ci si continua a vedere da quanto
le pulsa la sorca pisciona sfondata.
Mi giro e ti porgo le terga, piegandomi in avanti ad offrirti il
bocciolo di carne che sozzo e voglioso mi pulsa tra le scultoree natiche e
sento senza indugio la tua bocca che bacia, la tua lingua che lecca, le tue mani
fatate che accarezzano i glutei e poi scendono sozze a cercare la Minchia
Rocciosa, mentre mi infili la lingua tra le pliche sensibili e mi fotti il culo
in segno di riconosciuta devozione all’erede terreno di Priapo. Piego il
Grancazzo all’indietro e lo succhi e lo lecchi, risali ai coglioni succhiandoli
forte che mi fai godere e lo sai, mordi leggera il perineo e poi, rumorosa, mi
succhi il buco del culo e poi scendi e ingoi di nuovo la Minchia Esoterica e allora
mi giro, arrapato come un Gorilla Imperiale e ti schianto di schiena, ti
sollevo le gambe e ti trivello la sorca bollente godendo mentre tu,
Puttanissima, mi appoggi la pianta del piede sul viso e io penso che sì, che è
proprio vero, le ballerine a pelle ti fanno puzzare i piedi e mi ingrifo come
una bestia ed attacco la velocità supersonica e ti trapano come un ossesso annusando
l’arrapante fetore, ringhiando come un licaone in calore mentre ti strizzi le
zinnette appuntite e prendi tutto il Grancazzo che ti allugo fino a farti
venire con un urlo roco che ti si vedono le vene del collo.
Brava Tagna Canya, così ti voglio, così devi essere, basta cazzate e
giochetti, fatti chiavare, strafottere e iperinculare che è quello che vuoi ed
è quello che voglio. Basta perdite di tempo assurde e proclami di merda su
fedeltà e doveri, tu sei una grantroia e io un granporco e questo è l’unico
assetto che conduce alla più solida delle relazioni basate sullo scambio di
fluidi corporei e scosse elettriche spinali.
Brava Tanyozza, brava, questa parentesi olandese del Grancornuto
Coglionissimo è stata una manna, ti ha servito l’assist che da tanto cercavi,
la ragione per venire a prendere il Cazzo a chilometri, ben scudata dietro alla
ragione di merito, all’esigenza di punire il suo inopportuno ed insensibile
agire e mentre lui è là, tu lo punisci qua, facendo con me quello che, magari,
a lui neghi per mantenere salva la tua immagine di ragazza per bene, magari tentando così di farti sposare, brava.
Il tuo troianesimo genetico è sinonimo di incomparabile affidabilità, ora che ti fai chiavare da me a danno di qualcun altro.
Bravissima.
Racconto eccezionale!
RispondiEliminaQuindi le puzzavano molto i piedi? Che gran culo hai avuto!