Sono arrivato con grande calma a casa, ma prima di andarci ho chiamato
la Giulia.
In un certo senso mi sono sentito in colpa per aver sprecato un sabato
sera con lei per dare piacere a una sporcacciona, intellettualmente
sporcacciona, che ha collezionato il tempo che le ho dedicato al pari di quello
che avrebbe collezionato con il manzo che sicuramentee avrebbe chiamato dopo di
me se io fossi stato occupato. E questo pensiero mi ha molto, ma molto,
infastidito.
D’altra parte, cosa potevo aspettarmi?
E mi ha detto di no, stranita, aggiungendo che, al contrario, le faceva
molto piacere.
Non lo vedevo da molto tempo. Cazzo se è diventato grande. C’ho
scherzato, non era musone per niente, anzi. Forse avrebbe tutti i motivi per
essere musone. Ma invece no. Meglio.
La Giulia ha fatto il caffè, lo abbiamo preso in cucina, mentre in
soggiorno Federico (massì, basta con ‘sto Stronzolo, su) si guardava la tv.
Pomeriggio normale, ma che gusto. Abbiamo chiacchierato di come vanno
le cose lassù dove lei è coordinatrice degli eventi culturali e lei ha sorriso divertita
come quando aveva vent’anni, facendomi segno col dito che me l’avrebbe detto
dopo e io ho capito che doveva aver assistito a uno dei soliti gironi infernali
di cui solo la Ade è capace.
Parole semplici, vere, che fluiscono senza menzogna. Le ho detto che sono
uscito con la Domi venerdì e oggi e abbiamo parlato di lei, brevemente. Io non
mento alla Giulia, no. Non voglio.
Poi si son fatte le sette, Tazio ti fermi a mangiare una pizza? E perché
no, mi fermo volentieri.
Pizza a domicilio, birre, la Giulia che prende per il culo Fede che
pare c’abbia un filarino, Fede che si incazza morto, io che gli dico di stare
tranquillo che è normale che la Giulia rompa le balle e poi rilancio,
dicendogli che una sera passo a prenderlo e gli presento una mia amica e la
Giulia mi promette la morte sicura con gli occhi di bragia come Caron Dimonio, mentre
invece Fede si informa molto su chi è la mia amica, che c’ha diciassette anni,
ma mica è ritardato, che l’ha capito benissimo di che tipo di amica parlavo.
Se lo facessi veramente Fede erigerebbe un mio busto di bronzo scala
30:1 in giardino. E gliel’ho detto.
Beh, è stato divertente.
Niente di che, normalità domenicale, pigra, piacevole. Vorrei dire
natalizia.
E quest’anno mi sa che lo faccio anche, l’albero.
In studio e anche a casa.
Perché no.
Già, perché no.
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