Rientrato dalla rigatonata al ragù alla Solita lascio N al suo triste
destino e mi fermo in corridoio a prendere un altro caffè corroborantewhatelse.
Alla fotocopiatrice c’èra la Bettona impegnata nel task copia fatture,
che oggi indossa un paio di pantaloni di vigogna grigi, ballerine di camoscio
nere con un accenno di suola rialzata ed un maglioncino di angoretta verde
smeraldo, di quelli che si incrociano sul davanti e poi hanno quei laccetti che
li annodi in vita, spero di avervi fatto focalizzare il modello.
Già stamattina, bevendo il caffè sull’orlo del vertiginoso Canale Di
Suez, avevo avvertito l’esigenza impellente di frequentare un corso per
divenire speleologo, ma poi l’imminente calata delle Locuste Cannibali ed il
DefCon passato a uno, hanno spostato la mia attenzione altrove.
Ma prima, invece, ad ufficio semideserto, vedere quella sposona
sessuale di schiena, in quella posizione, beh, l’attenzione me l’ha calamitata
tutta. Quale posizione, direte voi. Ed io sono pronto a raccontarvela:
aveva
spostato il peso sull’anca sinistra, portando fuori baricentro il Culo
Imperiale. Le mani al coperchio del fotocopiatore, mentre la gamba destra,
alleggerita, portava il piede ad uscire dalla ballerina per puntarvi le dita
nella zona dedicata al tallone.
Seppur velata da calze nere, quella era pur sempre una pianta di un
piede e lo sbilanciamento culeo fuori baricentro portava il maglioncino a
sollevarsi e a scoprire un triangolo di nuda pelle nella regione compresa tra
il bordo inferiore del maglioncino stesso e la cintura dei pantaloni.
Destabilizzante.
Nella mia mente si è acceso un enorme multisala porno, dove la Bettina
era protagonista di tutti i ventinove film proiettati, perché se è vero che non
riesco a collocare visivamente la Domi su un letto impegnata nella ficarella, è
altrettanto vero che colloco benissimo la Betty Bettina in qualsiasi trama di
qualsiasi film porno, con speciale propensione per il genere Orgy, GangBang e
Bukkake.
E così, vanificando la bravura natalizia sino ad oggi faticosamente
costruita, mi sono trasformato d’istinto in un Priapo Rabdomante che segue la
carne dalla vibrazione che gli imprime il Randello Imperatore.
E, riposta nell’apposito cestino la tazzina esausta, sono scivolato
alle sue spalle come un’ombra, agguantandola per i fianchi e sussurrandole il
seguente piccolo capolavoro letterario: “Sai
che oggi non è mica come ieri? Oggi c’ho l’uccello bollente, non congelato”
sortendo una risata acuta che mi ha fatto rischiare che N uscisse dal suo ufficio.
Non appena conclusa la frase, giusto mentre lei stava ancora ridendo ignara che
quella cosa potesse avere un proseguo, le mie mani rapaci hanno staccato la
presa delle anche e sono guizzate sulle mammellone tentatrici, applicando la
famosa manovra dell’impastatore, che con un’impastata come la Tetty, ops, la
Betty, dà una soddisfazione indescrivibile.
Mentre nella Tanamutanda il Cobra Maestoso si erigeva nella posizione d’attacco,
favorito dalla morbidezza della Natica Sovrana, la Betty Provocatrice, con
mossa subdola e scorretta, mi assestava un pestone di tacco sull’alluce del
piede destro, portando la mia attenzione non più alla mensa neonatale, ma alla
costellazione di Puttanalamastella, costringendomi ad indietreggiare per
ammirarne meglio la vastità nella volta celeste.
Un dolore da bestia.
Ma ne è valsa la pena, come non ho esitato a comunicare anche alla
Mammellata Donzella. La quale, divertita, ha aggiunto che, alla luce del testé
dichiarato divertimento, non esitassi a palparla di nuovo, poiché anche per lei
era un divertimento impagabile quello di rendermi irreversibilmente invalido.
Siamo una squadra, vorrei affermare con malcelato orgoglio.
Destabilizzante Bettona Tettona, hai vanificato i miei sforzi di
divenire nataliziamente bravo.
Adesso, dolore lancinante a parte, sono arrapato come uno stambecco
nepalese.
E la Domi è a Milano. Per fortuna, dico con l’ultimo residuo di
bravura.
Ma la Giulia è qui. Ha!
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