Anche con la Ade sono successi dei sabati sera simili a quello appena
trascorso con la Tanya. Cioè sono successi sabati da gatto-non-c’è e la pantegana in calore ballava di brutto, sì, niente di eclatante,
sono cose che possono succedere, ma con la Ade mi sono sempre molto divertito,
mentre con la Tanya, ragionando col senno di poi, non c’ho provato particolare
gusto.
Non so il perché, forse perché in questo cadente appartamentino
popolare si è inscenato l’ennesimo atto della commedia
della disonestà. Forse
perché la disonestà è stata dichiarata senza tanti giri di parole, quasi
ostentata come atto di furbizia o presentata come ingrediente base di un
meraviglioso mondo senza regole in cui ci si diverte assai di più che nel mondo
in chiaro, quello visibile.
Ho pranzato da solo, a casa. Formaggio e RAI news, il mio menu
preferito. Poi alle due mi ha chiamato la Domi. E mi ha fatto gran piacere.
Abbiamo chiacchierato, poi mi ha chiesto se mi andavano due passi nel grande
parco che c’è nella sua Urbanopoli. E io ho detto di sì.
Mi piace il parco di domenica, d’inverno, col sole. C’è la gente che
domani andrà a lavorare in posti infelici, oppure anche felici, ma che rende la
domenica un giorno prezioso, rilassante, fatto di niente, ma un niente bello,
che magari precede una pizza da asporto a casa, o un film e da domani si
riattacca.
Al parco, di domenica, d’inverno, ci si veste casual, ci si veste free,
riportando in ogni parco quel sapore americano che ha Il Parco per antonomasia,
per tradizione, per leggenda: Central Park.
Con la Domi passeggiamo a lungo, parlando di niente.
Intabarrati come due inuit. Quel parco è bellissimo, mi è sempre
piaciuto un sacco.
Anche la Domi mi piace un sacco. E per questo rimango al mio posto,
bravo, corretto, controllato.
E rimanere così mi dà una grande soddisfazione, un grande piacere.
Sarà che sono più che saturo di un certo modello di donna e che sento,
forse per la prima volta, la necessità di una disintossicazione.
Verso le quattro ci siamo infilati in una sala da tè, che fuori
cominciava davvero il freddo.
Anche senza il Woolrich la Domi era comunque intabarratissima.
Di lei, la clavicola scoperta è tutto il corpo nudo che conosco e mi
piace.
Siedo nella sala da tè chiacchierando di niente con una donna che non
so com’è fatta nuda e questo è un assoluto primato, è una stranezza che mi
stranisce. E mi comporto stranamente, cioè non spingo per colmare quell’ignoranza
forzando la conoscenza di ogni pelo della sua pelle nuda. No.
E non è che la Domi non mi piace, sia chiaro. Devo confessarvi che,
mentre parlava, mentre mi raccontava delle vacanze estive, della tradizione di
famiglia di fare comunque una settimana tutti assieme, a prescindere dalle
ferie che lei si fa con gli amici, bene, mentre mi raccontava e io ascoltavo e
le guardavo la bocca, ho avuto un’erezione, nella sala da tè.
L’ho già scritto, la sua bocca è più erotica di una vagina depilata.
Poi ci siamo salutati. Nessun proseguimento, perché lei aveva un invito a cena da amici, ma ci
sentiamo in settimana, certo. Sono risalito in macchina e mi sono infilato
nella nebbia e sono tornato a casa. E mi sono fatto quella trentina di chilometri
nella nebbia, lentamente, senza fretta. Ho addirittura spento il telefono.
La nebbia è fantastica. Dà quella sensazione di isolamento totale in
cui sei tu e i tuoi pensieri e basta. In condizioni come quelle di ieri io
adoro la nebbia. La nebbia rallenta tutto. Dà quel torpore che ti consente di
non essere travolto dal cervello e vai lento, a quaranta con la macchina, a
venti coi pensieri.
E così ho tirato una riga sui pensieri con la Domi: è stata una bella
serata, ieri l’altro, è stato un bel pomeriggio, oggi. C’è odore di umanità
buona, sia nel modo di passare il tempo, sia nelle parole. E mi sono fermato
lì, nella nebbia. Niente progetti, complotti, programmi. Va bene così. Va
benissimo così.
E sono contento.
:) che belle parole, che bei pensieri... io sento aria di natale
RispondiEliminaAnche io, anche io ♥♥♥
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