Immagino quanto sarai stata impaziente, piccola scimmietta
bruttina, di mostrarmi il parto della tua mente creativa che, al pensiero di essere frustata con la cinghia, ha
assunto una nuova leggiadria, disimpegnandosi dagli schemi scolastici nei quali
è cresciuta deforme, scivolando fluida sul succo di figa che ti cola tra le
cosce da ieri. Ho notato, sì stai tranquilla l’ho notato, che oggi hai una
gonnellina come le femminucce, anche se pure qui l’interpretazione è greve ed
appesantita. Indossi bebè nere di camoscio, collant verdi coprenti e quel
vestitino a metà coscia, pure verde che, nell’insieme dato dai tuoi merdosi
capelli di stoppa color topo e dall’espressione dolente come se avessi le
emorroidi, mi evoca il folletto irlandese delle feste di St. Patrick nelle
quali, però, di tanto in tanto vi era una troiona santissima con la zinne nude
e i trifoglini sui capezzoli.
Ma tu no, tu indossi il vestitino con le bretellone e
sotto un dolcevita di lana nero che si accompagna al nero delle bebè di
camoscio e, devo essere sincero, ad eccezione del pensiero che sarebbe, tutto
sommato, piuttosto semplice incarciofarti nel vestito e abbassarti collant e
mutande in un colpo solo per aver accesso al tuo tremolante ano voglioso,
ebbene, ad eccezione di questo dettaglio gioioso per il resto ciò che ispiri è
tristezza. Sfigata, sconfinata, profonda tristezza.
Mi siedo accanto a te e mi mostri tre layout, tre. Due
sono da sciogliere nell’acido, ma il terzo comincia a dimostrare di essere
qualcosa di sensato, che basterebbe cambiare il font usando una grazia
bastonata che lo so che vorresti essere tu, la grazia bastonata a sangue, ma io
mi riferisco ad un meno sadomaso carattere Museo, che tanto va di moda adesso,
per fargli prendere respiro. Buona l’idea dei pittogrammi, anche se vanno
rifatti e resi più essenziali e rotondi, ma nel complesso devo dirti, triste sudicia
troia in calore, che ci sei arrivata e lo hai fatto in un giorno, che erano
nove che rimestavi della diarrea spacciandola per passato di fagioli e ti ci
eri pure anche convinta che lo fosse.
Lo guardo e lo riguardo e vedo che hai anche imparato
a gestire lo spazio dandogli un senso, perché lo spazio non è vuoto, ma è
spazio, cazzo, ficcatevelo in testa mocciosi, perché è lo spazio che distacca
questo layout da quello che fa il macellaio per pubblicizzare i suoi cotechini
dimmerda, perché qui, puttana, non siamo in una merdosa tipografia del cazzo,
ma siamo in un’agenzia di comunicazione e devi smettere di pensare da tipografo
e cominciare a pensare con la figa.
Sì, con la figa bagnata e la voglia di venire. Questo
è il segreto sozzetta.
Mi avvicino al tuo orecchio con la voglia di
mormorarti delle oscenità e lo faccio con un filo di voce.
“Ti
meriteresti che ti frustanssi le cosce, le gambe ed il culo nudo fino a
spezzare la cinta, perché in un solo giorno sei riuscita a produrre qualcosa di
appena guardabile, un giorno, un solo giorno, mentre ci hai fatto vomitare il
culo per nove, nove, giorni di sofferenza esistenziale propinandoci delle
cagate che il tuo stesso buonsenso t’avrebbe dovuto sconsigliare di mostrarci.
Però ti meriteresti anche che te lo sbattessi dentro forte, fino a fartelo
sentire in gola, perché ci sei riuscita ed è giusto che dopo esserti fatta
frustare a dovere tu abbia la tua dose di enorme cazzo duro come quello che ho
in mezzo alle gambe in questo momento”
Una situazione romantica, direi. Mi guardi rossa come
un peperone, tremante, ed hai il respiro accelerato.
Questa volta sono proprio sicuro, sì, questa volta sei
davvero eccitata, mostriciattola verde. E allora torno a sussurrare pianissimo,
annusandoti un po’.
“Però ho usato
il condizionale non a caso. Ti meriteresti. Perché devi cercare di capire, Marina,
che io non sono un distributore di chewing gum che basta che infili una
monetina e ti esce la pallina, no. Io te lo voglio intensissimamente sbattere
dentro, il mio Grancazzo, ma tu te lo devi guadagnare, perché questo è il
Grancazzo di Tazio il Divino, è terapeutico, è taumaturgico, è sacro, è uno e
trino da quant’è grosso, non è un triste cazzetto sborraiolo di un ventenne
afflitto da eiaculazione precoce causa penuria di figa, no. Per cui sta a te,
se veramente lo vuoi, trovare il metodo di convincermi a ficcartelo a più non
posso nei buchini dilatati che, in questo momento, hai in mezzo alle gambe”
E mi alzo, con calma, andando nel mio ufficio considerando che no, non è solo un modo di dire scherzoso.
E’ anche per l’ineguagliabile talento con cui mi
adopero in queste sublimi performance che sono l’unico, inimitabile ed
insuperabile Divino Tazio.
Applausi
RispondiEliminaB
Solo tu mi capisci... ♥
EliminaSe non ti leggiamo più sappiamo il perchè...facci sapere in che carcere ti mettono.
RispondiEliminaRicordati che sei il Boss e che questa vola dritta al sindacato...
Baci GQ
Vedrai che finirà come dico io; implorandoti ti chiederà quanto vuoi!?!?!
RispondiEliminak
non c'è dubbio che questa volta ti mettono in gabbia una volta per tutte :\
RispondiEliminaGalera?? Sindacato??
RispondiEliminaRicordo a lor signori che la giovane ha ventun'anni, quindi è ampiamente maggiorenne. Ed insisto nel sottolineare ancora che io non sono il suo datore di lavoro, ma il tutor di uno stage. I sindacati già funzionano zero con i contratti di lavoro, non facciamoli fallire anche sugli stage. Concludo, poi, ponendo alla vostra cortese e cordiale attenzione un elemento che vorrei non fosse trascurato: non l'ho toccata manco con la punta di una matita.
Ha!
Perdonami sommo Taz, ma ...
RispondiEliminaDal grande libero libro internettiano ... http://it.wikipedia.org/wiki/Mobbing
Il mobbing è, nell'accezione più comune in Italia, un insieme di comportamenti violenti (abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione, etc.) perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso. I singoli atteggiamenti molesti (o emulativi) non raggiungono necessariamente la soglia del reato né debbono essere di per sé illegittimi, ma nell'insieme producono danneggiamenti plurioffensivi anche gravi con conseguenze sul patrimonio della vittima, la sua salute, la sua esistenza.
Più in generale, il termine indica i comportamenti violenti che un gruppo (sociale, familiare, animale) rivolge ad un suo membro.
Nota l'uso improprio del termine "membro" e sorridi, che la galera non è prevista, ...!
In Italia non esiste una legge in materia di mobbing e quindi il mobbing non è configurato come specifico reato a sé stante. Gli atti di mobbing possono però rientrare in altre fattispecie di reato, previste dal codice penale, quali le lesioni personali gravi o gravissime, anche colpose che sono perseguibili di ufficio e si ritengono di fatto sussistenti nel caso di riconoscimento dell'origine professionale della malattia. La legge italiana disciplina anche il risarcimento del danno biologico, associabile a situazioni di mobbing.
k
Tazio si sedette e lesse le righe che gli erano state inviate.
RispondiEliminaSi interrogò a lungo sulla vera amicizia di K e di quello spostato di GQ.
Sì, si disse, sono proprio amici.
Solo gli amici, infatti, si affannano a rompere i maroni con una pervicacia che nessuno può emulare.
Poi guardò fuori dalla finestra e si ricordò della Clausola di Fanculabilità, che vale solo con gli amici.
E sorrise, alzandosi per andare a mostrare la cappella ad una giovane scarabocchina che...
Gli amici si vedono nel momento del bisogno, e tu "non" hai bisogno, non ora!
RispondiElimina;o)
k