Il sesso fantasioso, quello un po’ più elaborato, quello talvolta
estremo divide le donne in due categorie.
La prima racchiude tutte quelle che vedono nelle pratiche fantasiose,
elaborate ed estreme un valore aggiunto personale da utilizzare finalizzandolo
a pratiche cannibali extra letto. Queste sono quelle che sanno che la figa ha
un valore e vogliono che la loro ne assuma uno il più alto possibile, in modo
da poter operare uno scambio mercantilistico di carne genitale contro denaro od
equivalente, ai danni del fagiano di turno. Per loro, spessissimo, non vi è
alcuna necessità fisiopsicologica di abbandonarsi al sesso fantasioso,
elaborato o estremo e, spesso, non hanno nemmeno la sensibilità di coglierne i
significati.
La seconda, invece, racchiude donne dal palato sopraffino ed esigente
la cui sazietà richiede pratiche fantasiose, elaborate e talvolta estreme. Ma
non solo. Vi sono poi donne, la cui sazietà veniva dignitosamente garantita dal
sesso assolutamente normale, che un bel giorno, per una fortuita somma di circostanze,
si sono ritrovate ad esperire qualcosa di elaborato, fantasioso e/o estremo,
scoprendo inimmaginabili e graditissime risposte provenienti dal loro corpo e
dalla loro mente.
Scoprendo di poter godere molto di più di quel che sin lì han goduto.
E’ un po’ come rimappare la centralina all’auto, consentendole di
raggiungere prestazioni più elevate.
Ed ecco che una splendida domenica, fredda ma soleggiata, diviene un’ottima
occasione per convincere la propria donna a passeggiare per la splendida
cittadina antica indossando all’interno dei propri genitali due sfere dorate di
metallo unite tra loro da un lungo cordino.
Vetrine, negozi, strade e gente ed il suo viso arrossato, avvolto
parzialmente dalla sciarpa che cade sul lucido piumino col cappuccio blu. I
jeans strettissimi, i Bearpaw, chi direbbe che una simile ragazza dall’aria
pulita vibri tintinnando ad ogni passo, lasciando che due sfere calde
massaggino e masturbino i suoi deliziosi genitali mentre passeggia tra la folla
domenicale per bene della provincia rassicurante?
“Come va?” sussurro guardando
un paio di Timberland che mi piacciono molto.
“E’…devastante…pazzesco…”
mormora in risposta, gli occhi acquosi, le guance rosse.
E camminiamo, lenti, verso il parco.
Che meraviglia, veramente uno spettacolo il parco. Camminiamo e mi
tiene a braccetto. Ci avviamo per il viale, c’è gente, bambini, mammine. E la
Domi con le sue amiche palline. Anche lei gioca, lì al parco. E non parla più,
mi guarda solo ogni tanto con l’aria ammorbata di godimento, gli occhi lucidi e
un po’ più stretti e torbidi.
Poi a un tratto mi stringe il braccio e fa alcuni passi leggermente
piegata in avanti, come se fosse afflitta dal mal di schiena. Rallenta quasi a fermarsi,
sussulta, chiude gli occhi mentre la gente ci passa di fianco.
Poi ritorna dritta, mi stringe il braccio e mormora.
“Sono venuta…” e io sorrido
soddisfatto. Lei mi sorride stupefatta. Poi mormora al mio orecchio.
“Devo cambiarmi Tà, credo di aver
lasciato scappare un goccio di pipì”
“Venendo?”
“Sì… è che era così forte, una
tortura non poter urlare… credo mi sia scappato… “
“Non credo fosse pipì Domi… “ dico
con un sorriso alle orecchie.
Pausa. Mi guarda. Realizza, apre il database, cerca. Poi trova e con
due laghi di smeraldo sbarrati mi dice:
“No! Dai.. dici che… ma non mi è
mai capitato… “
“Può capitare, potere delle
palline, potere della Grande Cina Comunista… “ e sorrido. E lei ride
eccitata.
“Devo controllare… “ sibila
facendo prua verso i gabinetti pubblici.
Dopo un po’, torna.
“Non era pipì…” mi dice
concitata e a voce bassissima “non ha
macchiato e non ha l’odore della pipì…” e io rido, ma sono eccitatissimo.
“E allora hai sborrato Domìna…”
sentenzio salomonico.
“Parla piano!!! Penso anche io…”
“Ma ce le hai ancora su?” chiedo
con tono carbonaro.
“Le palline o le mutande?” mi
risponde.
“Le palline” dico.
“No, le ho tolte”
“E le mutande?”
“Anche”
Sono in paradiso.
La Domi che esperisce lo farebbe rizzare a un morto.
Ha! ♥
Nessun commento:
Posta un commento