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lunedì 9 gennaio 2012

Esperienza esperita


Il sesso fantasioso, quello un po’ più elaborato, quello talvolta estremo divide le donne in due categorie.
La prima racchiude tutte quelle che vedono nelle pratiche fantasiose, elaborate ed estreme un valore aggiunto personale da utilizzare finalizzandolo a pratiche cannibali extra letto. Queste sono quelle che sanno che la figa ha un valore e vogliono che la loro ne assuma uno il più alto possibile, in modo da poter operare uno scambio mercantilistico di carne genitale contro denaro od equivalente, ai danni del fagiano di turno. Per loro, spessissimo, non vi è alcuna necessità fisiopsicologica di abbandonarsi al sesso fantasioso, elaborato o estremo e, spesso, non hanno nemmeno la sensibilità di coglierne i significati.

La seconda, invece, racchiude donne dal palato sopraffino ed esigente la cui sazietà richiede pratiche fantasiose, elaborate e talvolta estreme. Ma non solo. Vi sono poi donne, la cui sazietà veniva dignitosamente garantita dal sesso assolutamente normale, che un bel giorno, per una fortuita somma di circostanze, si sono ritrovate ad esperire qualcosa di elaborato, fantasioso e/o estremo, scoprendo inimmaginabili e graditissime risposte provenienti dal loro corpo e dalla loro mente.
Scoprendo di poter godere molto di più di quel che sin lì han goduto.

E’ un po’ come rimappare la centralina all’auto, consentendole di raggiungere prestazioni più elevate.

Ed ecco che una splendida domenica, fredda ma soleggiata, diviene un’ottima occasione per convincere la propria donna a passeggiare per la splendida cittadina antica indossando all’interno dei propri genitali due sfere dorate di metallo unite tra loro da un lungo cordino.
Vetrine, negozi, strade e gente ed il suo viso arrossato, avvolto parzialmente dalla sciarpa che cade sul lucido piumino col cappuccio blu. I jeans strettissimi, i Bearpaw, chi direbbe che una simile ragazza dall’aria pulita vibri tintinnando ad ogni passo, lasciando che due sfere calde massaggino e masturbino i suoi deliziosi genitali mentre passeggia tra la folla domenicale per bene della provincia rassicurante?

“Come va?” sussurro guardando un paio di Timberland che mi piacciono molto.
“E’…devastante…pazzesco…” mormora in risposta, gli occhi acquosi, le guance rosse.
E camminiamo, lenti, verso il parco.
Che meraviglia, veramente uno spettacolo il parco. Camminiamo e mi tiene a braccetto. Ci avviamo per il viale, c’è gente, bambini, mammine. E la Domi con le sue amiche palline. Anche lei gioca, lì al parco. E non parla più, mi guarda solo ogni tanto con l’aria ammorbata di godimento, gli occhi lucidi e un po’ più stretti e torbidi.
Poi a un tratto mi stringe il braccio e fa alcuni passi leggermente piegata in avanti, come se fosse afflitta dal mal di schiena. Rallenta quasi a fermarsi, sussulta, chiude gli occhi mentre la gente ci passa di fianco.

Poi ritorna dritta, mi stringe il braccio e mormora.
“Sono venuta…” e io sorrido soddisfatto. Lei mi sorride stupefatta. Poi mormora al mio orecchio.
“Devo cambiarmi Tà, credo di aver lasciato scappare un goccio di pipì”
“Venendo?”
“Sì… è che era così forte, una tortura non poter urlare… credo mi sia scappato… “
“Non credo fosse pipì Domi… “ dico con un sorriso alle orecchie.
Pausa. Mi guarda. Realizza, apre il database, cerca. Poi trova e con due laghi di smeraldo sbarrati mi dice:
“No! Dai.. dici che… ma non mi è mai capitato… “
“Può capitare, potere delle palline, potere della Grande Cina Comunista… “ e sorrido. E lei ride eccitata.
“Devo controllare… “ sibila facendo prua verso i gabinetti pubblici.

Dopo un po’, torna.
“Non era pipì…” mi dice concitata e a voce bassissima “non ha macchiato e non ha l’odore della pipì…” e io rido, ma sono eccitatissimo.
“E allora hai sborrato Domìna…” sentenzio salomonico.
“Parla piano!!! Penso anche io…”
“Ma ce le hai ancora su?” chiedo con tono carbonaro.
“Le palline o le mutande?” mi risponde.
“Le palline” dico.
“No, le ho tolte”
“E le mutande?”
“Anche”

Sono in paradiso.
La Domi che esperisce lo farebbe rizzare a un morto.
Ha!

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