La pelle del culo non significa niente, in una donna. Crediamo che avere
accesso alla pelle del culo di una donna ci regali il lasciapassare per il suo
paradiso e invece non è un cazzo di niente di niente. Ci spacchiamo di seghe
furiose immaginando la sua pelle del culo e lei lo sa gran bene e sa anche che
quando saremo cotti a puntino ce la farà leccare e noi ci rilasseremo sulla
vetta della montagna del cazzo testé conquistata, dimenticando in un lampo che
ne abbiamo leccate a decine, di quelle pelli del culo e che solo pochissime
erano pelli che non appartenevano contemporaneamente ad altri, ma noi ce lo
dimentichiamo in un soffio e quand’è il momento che la puttana scopre le
natiche, noi sentiamo le campane che squillano e ci addormentiamo rimbambiti,
come bambini con il giocattolo nuovo, senza chiederci se su quella pelle del
culo ci sia ancora la saliva dell’altro che la sbatte quando noi non ci siamo.
Andavamo a fumare nella zona di carico del reparto dove eravamo
entrambi ospedalizzati e rincoglioniti per il nostro bene. Si chiamava Alessia ed aveva sbroccato come avevo
sbroccato io. Ci infilavamo nell’ascensore di servizio, dopo il giro, quando le
luci erano spente e scendevamo di sotto, che non c’era nessuno. Mi faceva
impazzire pensare che sotto il suo pigiama non ci fosse granché e una sera glielo
dissi e lei alzò il pigiama e mi fece vedere le tette, bianchissime, su cui si
stagliava un triangolo ancora più bianco, memoria di tempi felici in cui andava
in vacanza col marito ed i figli. Le presi in bocca una tetta e lei armeggiò
col mio cazzo e cominciammo a tentare di masturbarci in quel corridoio di
servizio deprimente e io a un tratto divenni cosciente che non m’avrebbe tirato
mai e lei non mi disse niente e se la fece leccare con il pigiama abbassato,
appoggiata a un cestone di plastica che conteneva chissà quale schifezza. Non
credo riuscì a venire neanche lei e tornammo di sopra, puzzolenti di fumo e di
fica e fu disperatamente bello, come tutte le volte che provammo a farci senza
riuscirci, ma almeno avevamo l’illusione di essere vivi.
La pelle del culo o della fica non significano niente, in una donna. La
Vale stendeva il bucato nuda e sciatta e io mi facevo una sega guardandola, perché
sapevo che con me non l’avrebbe fatto mai più. Mi diceva che le facevo schifo e
pena, ma intanto lei, così virtuosa, era nel pieno campo di visuale del vicino
e sono certo lo sapesse e ne godesse privatamente. La pelle di una donna non
significa niente, non vuol dire un cazzo.
La pelle di una donna significa qualcosa solo quando la donna che la
riempie ti dà qualcosa di grande e di immenso che potrebbe darti anche completamente
vestita. E se questo succede, beh, quella è la pelle del culo che devi adorare.
“Taz non farti del male,
promettimelo”
“Volevi dire non farMi del male”
“E’ lo stesso e lo sai”
E accoppo Tazio di bourbon e vado a letto che domani, cioè ora, è
lunedì e sento già sapore di merda.
Bonne nuit.
mi capita a volte,leggendo le tue parole, di capire un po' meglio quelle strane sensazioni che mi si rigirano pigre e pesanti sul fondo delle stomaco...
RispondiEliminasi prospetta un bel lunedì di merda.
buon lunedì.
A te.
EliminaVolevo solo dire che quando leggo un post del genere mi piacerebbe trovare parole adatte almeno a far capire che lo apprezzo molto nella sua umanità e nel suo sapersi mostrare così fragili, ma siccome mi rendo conto che ogni parola che riesco a trovare risulterà molto banale, allora preferisco augurarti anche io un buon lunedì.
RispondiEliminaLe hai trovate lo stesso, grazie.
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