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lunedì 23 aprile 2012

Pelle notturna


La pelle del culo non significa niente, in una donna. Crediamo che avere accesso alla pelle del culo di una donna ci regali il lasciapassare per il suo paradiso e invece non è un cazzo di niente di niente. Ci spacchiamo di seghe furiose immaginando la sua pelle del culo e lei lo sa gran bene e sa anche che quando saremo cotti a puntino ce la farà leccare e noi ci rilasseremo sulla vetta della montagna del cazzo testé conquistata, dimenticando in un lampo che ne abbiamo leccate a decine, di quelle pelli del culo e che solo pochissime erano pelli che non appartenevano contemporaneamente ad altri, ma noi ce lo dimentichiamo in un soffio e quand’è il momento che la puttana scopre le natiche, noi sentiamo le campane che squillano e ci addormentiamo rimbambiti, come bambini con il giocattolo nuovo, senza chiederci se su quella pelle del culo ci sia ancora la saliva dell’altro che la sbatte quando noi non ci siamo.

Andavamo a fumare nella zona di carico del reparto dove eravamo entrambi ospedalizzati e rincoglioniti per il nostro bene. Si chiamava Alessia ed aveva sbroccato come avevo sbroccato io. Ci infilavamo nell’ascensore di servizio, dopo il giro, quando le luci erano spente e scendevamo di sotto, che non c’era nessuno. Mi faceva impazzire pensare che sotto il suo pigiama non ci fosse granché e una sera glielo dissi e lei alzò il pigiama e mi fece vedere le tette, bianchissime, su cui si stagliava un triangolo ancora più bianco, memoria di tempi felici in cui andava in vacanza col marito ed i figli. Le presi in bocca una tetta e lei armeggiò col mio cazzo e cominciammo a tentare di masturbarci in quel corridoio di servizio deprimente e io a un tratto divenni cosciente che non m’avrebbe tirato mai e lei non mi disse niente e se la fece leccare con il pigiama abbassato, appoggiata a un cestone di plastica che conteneva chissà quale schifezza. Non credo riuscì a venire neanche lei e tornammo di sopra, puzzolenti di fumo e di fica e fu disperatamente bello, come tutte le volte che provammo a farci senza riuscirci, ma almeno avevamo l’illusione di essere vivi.

La pelle del culo o della fica non significano niente, in una donna. La Vale stendeva il bucato nuda e sciatta e io mi facevo una sega guardandola, perché sapevo che con me non l’avrebbe fatto mai più. Mi diceva che le facevo schifo e pena, ma intanto lei, così virtuosa, era nel pieno campo di visuale del vicino e sono certo lo sapesse e ne godesse privatamente. La pelle di una donna non significa niente, non vuol dire un cazzo.

La pelle di una donna significa qualcosa solo quando la donna che la riempie ti dà qualcosa di grande e di immenso che potrebbe darti anche completamente vestita. E se questo succede, beh, quella è la pelle del culo che devi adorare.

“Taz non farti del male, promettimelo”
“Volevi dire non farMi del male”
“E’ lo stesso e lo sai”

E accoppo Tazio di bourbon e vado a letto che domani, cioè ora, è lunedì e sento già sapore di merda.
Bonne nuit.

4 commenti:

  1. mi capita a volte,leggendo le tue parole, di capire un po' meglio quelle strane sensazioni che mi si rigirano pigre e pesanti sul fondo delle stomaco...

    si prospetta un bel lunedì di merda.
    buon lunedì.

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  2. Volevo solo dire che quando leggo un post del genere mi piacerebbe trovare parole adatte almeno a far capire che lo apprezzo molto nella sua umanità e nel suo sapersi mostrare così fragili, ma siccome mi rendo conto che ogni parola che riesco a trovare risulterà molto banale, allora preferisco augurarti anche io un buon lunedì.

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