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mercoledì 25 aprile 2012

Vualà


Ecco fatto, vualà, olé.
Dopo mesi di sofferenza, la suocera della Betta è morta. Fine, finita. Finalmente.
Cinico? Sadico? Bastardo? Forse, ma parliamone.
E’ cinismo aberrante dire “finita, finalmente” per quella Sconosciuta Signora, o è assurdo cinismo aberrante sperare, come medievali templari preistorici, nella guarigione dal cancro terminale?
No, dico, parliamone. Perché io mica ci sto a questi rigurgiti del cazzo benpensanti e paracristiani, eh.
Buon viaggio, Sconosciuta Signora. Se la meritava prima, ‘sta cazzo di gita.
Ben prima che le togliessero la dignità in nome della scienza, creda a me.
Sia felice come merita. Ci vuole poco, adesso.

Sono nella mia cauntriaus, ora. Da solo. E nudo. E al sole.
Dovreste vedermi, sono irresistibilmente sessuale. Peggio per voi che non mi vedete.
Sono qui, sotto il cielo nuvoloso a tratti, a considerare che io la vorrei eccome una moglie come la Betta.
Chissenesbatte se si fa le sveltine? Chi?
Quand’è stato il momento, questa donna deprecabile, è stata al 300% accanto al marito a fare ben più di quel che avrebbe dovuto fare. Come la chiamiamo? Puttana ancora? Sì, va bene, puttana. E sulle cose serie, consistenti, solide, come vogliamo chiamarla?

Mi dice che il due è in ufficio.
Le dico che non me ne frega un cazzo di quando sarà in ufficio. Le ribadisco che voglio essere in prima linea, con lei, per lei. Similmente a quello che fanno quelle vere come lei.
Sapendo di essere solo un’imitazione.
E lei piange.
E io ci sto male.
Grazie Tazio, davvero.
Grazie un cazzo, Bettina.

Mi fai incazzare perché io non so essere enorme come te, così, a freddo.
E lei piange.

E io mi sento vuoto.

Bourbon, ragazzo.
Che poi sono io.
Non c'è nessuno, qui.

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