Mi incammino, nudo e sudato, verso la camera di Milly, off limits per
tutto il mondo, tranne che per Habana, ovviamente. E, a quanto pare, anche per
me. Quando busso mi apre e mi fa entrare.
Stava ripiegando i miei vestiti che, incredibilmente, erano lì prima di
me.
Indossa una tunica bianca, di lino, è stupenda.
“Mi faccio una doccia Haby”
le dico in inglese.
Annuisce col capo.
La camera di Milly è un infernale casino. C’è di tutto, dappertutto.
Dalla biancheria sporca agli abiti smessi, a quelli da mettere. Scarpe,
stivali, ceppi per caviglie e polsi, frustini, vibratori, cazzi finti. Un'esplosione.
Trovo molto intimo farmi una doccia nel bagno di Milly.
Appoggiare i piedi dove li appoggia lei, urinare nella tazza dove lei
urina e defeca. Eccitante.
Alla mia uscita, Habana regge un accappatoio bianco piegato con cura e
degli asciugamani.
Scalza, con quella tunica addosso che controluce rivela le sue
forme.
E’ mozzafiato.
Mi asciugo e cerco le sigarette. Gliene offro una, ma lei declina con
grazia, serissima. Gli occhi dolcissimi.
Mi siedo sulla dormeuse ai piedi del letto e lei si inginocchia ai miei
piedi.
Le accarezzo la testa rasata.
Calda. Vellutata.
“Vuoi un massaggio rilassante?”
mi chiede sottovoce.
“Volentieri” le rispondo
togliendomi l’accappatoio.
Mi stendo di pancia sull’imponente letto sfatto e sento che si sfila la
tunica e mi sale sensuale sulla schiena.
E’ una delizia quel corpo caldo.
Le sue mani sono paradisiache.
La sua schiava d’amore. Ecco cos’è Haby. Vive negli appartamenti di
Milly e la serve. Nessuna violenza, nessun dolore fisico, nessuna
mortificazione, nessuna partecipazione al puttanaio che c’è di là.
Solo qualche comparsa che l’orgogliosa Milly le fa fare.
Haby ama Milly. E Milly è stregata da Haby.
Mi massaggia e mi addormento.
E lei si stende accanto a me, vegliando.
Sublime.
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