Ore 12:00.
La chiamo e le chiedo di sedersi e le spiego che so che lavora per i
fatti suoi con la più costosa delle attrezzature dell’agenzia. Mi dice che non
è vero. Le spiego perché è vero, troncando ogni speranza di free climbing
creativo sui vetri e gli specchi. Mi chiede con aria di sfida che cos’ho
intenzione di fare.
La prendo un tantino in contropiede, quando le dico che ho intenzione
di licenziarla e querelarla per violazione delle norme contrattuali ed
appropriazione indebita.
“Stai scherzando, vero?” mi
dice sbigottita.
“No, per niente” rispondo con
la palpebra che mi balla come uno psicopatico, ma mi balla non perché sono
psicopatico (l’essere psicopatico non mi ha mai fatto ballare nulla), ma perché
è capitato a tutti che una palpebra, a un certo momento, balli.
“Tu non sei a posto” mi dice
alzandosi.
“No, sei tu che non sei a posto, sai?
Prenditi una bella vacanza, da ora. Poi il due maggio ti dirò cos’ho intenzione
di fare con te.”
“Non ti preoccupare, mi licenzio
io, tra due ore hai le mie dimissioni”
Faccio fare l’inventario al Costa, va là.
Ste patrizie hanno le mani
che attaccano.
Ohibò, e questa chi è?
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