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mercoledì 25 aprile 2012

Ora più che mai


Casualmente.
Mi passa davanti mentre svolta, avviandosi nel corridoio fiocamente illuminato, la pochette stretta in mano. Mi sorride appena, quando mi incrocia, senza dire nulla, camminando sola ed elegante su quella stuoia rosso cupo. I sandali argento, le dita sensuali, lo smalto rosso, l’abito a tubo sopra il ginocchio, la bionda chioma gonfia anni ottanta, la pelle color biscotto, il fisico asciutto, le spalle appuntite i seni minuti, il profumo dolcissimo.
La seguo.
Rischiando.
Si volta ed ha il sorriso sulle labbra. Sorriso sottile, ammiccante.
Accelero e le sono alle spalle proprio quando appoggia la mano sulla maniglia del bagno.
Mi affretto ad entrare e a farla entrare, poi chiudo la porta a chiave.
Mi sorride sinistra e divertita, appoggiando il sedere al lavandino, reggendo l’elegante pochette in pandant con i sandali.
“E ora?” mi chiede con aria di sfida, sorridendo.
Non rispondo, ma le allungo la mano tra le gambe, sotto il vestito leggero. Pelle liscia, pelle calda, pelle, pelle, pelle, pelle di coscia. Non perde il sorriso, mi guarda negli occhi, sollevando il mento a metà tra la sfida e il “ti sento”. Forzo il debole blocco e stringo nel pugno un mucchietto di pizzo leggero e di fica bollente. Palpando, sentendo che le gambe si allargano lente. Depilata, liscia, molle. Scosto i lembi del minuto triangolo e strizzo quella carne vogliosa, costretta al digiuno dal Renitente Cornuto.
Respiri affannosi. Cerco tutto, perineo, ano, clitoride, le scappa una “a” gutturale leggerissima, poi la volto, forzandola sgraziato ad appoggiare le mani sul lavandino, mentre la pochette inanimata cade sul pavimento. Culo, ano minuto, la stringa nera del perizoma scavalla la natica destra, la mia cerniera assordante, l’aria sulla cappella, poi tenerezza di pelle, buco di fica, attrito bruciante, dolore piacevole e calore bollente, la stringo e la guardo negli occhi attraverso lo specchio, entrambi maschere di lussuria esasperata.
Fotto.
Forte.
Sbatto.
Gode muta, gli occhi socchiusi, la bocca aperta.
Fotto forte, fortissimo, fortissimo, sbatto scomposto, vestito, con solo il cazzo che esce dalla patta. Vedo le sue mani che stringono i bordi sino a far diventare bianche le nocche, ori, anelli, la fede nuziale, la schiena si inarca, la trattengo dai fianchi e la chiavo furioso, osservandole quei piedi sensuali dall’alto e la riempio di uno schizzo di sperma bollente, poi un altro, sussulta, si morde le labbra, la chioma tremante, il culo che spinge all’indietro quando io ficco in avanti.
Sguscio fuori ansimante, in silenzio.
Abbassa il perizoma alle caviglie e siede sul water, sconvolta.

“Ora vai” mi dice in un soffio.
“Voglio vederti da sola” le dico ricomponendomi rapido.
“Vai” risponde preoccupata dal tempo allungato della sua assenza.
Mi avvicino alla porta mentre comincia a urinare gocciolante, accoccolata sul water.
Apro, controllo dalla fessura, nessuno.
Ritorno in corridoio, lo percorro al contrario, svolto l’angolo ed il Renitente Cornuto è davanti alla porta del salotto verde che conversa preoccupato con l’Oscuro Soggetto. Mi guarda, non lo saluto, controlla il corridoio ed è evidente che si stia chiedendo dov’è finita sua moglie.

Lo guardo, dopo essermi allontanato. Godo del suo controllare tentando di conversare con quell’uomo che pare essere un fiume in piena, stasera.
Non c’è nulla da fare, signore. Me la sono chiavata. Sì, me la sono chiavata nel cesso, come una puttana da strada ed abbiamo goduto. Non so nulla di lei, ma me la sono chiavata, mentre tu eri qui a conversare con quello, nella triste illusione di arginare il vorace desiderio della tua femmina calda. Questo cazzo ha violato il suo sacro buco, sì. Conosco la privata forma del suo ano, della sua fica. E tu conversi.
E noi abbiamo chiavato.
Eccola, finalmente!
Trucco perfetto, nessuna traccia, il Cornuto la redarguisce e lei ride calda, prendendolo in giro, demolendo il dramma in due mosse, guadagnando l’alleanza dell’Oscuro Soggetto che scherzoso si allea con lei contro il Cornuto, in un melenso teatrino di battute che culminano nel bacio di Giuda che la Signora Bionda dà al marito, cogliendo l’occasione per lanciarmi uno sguardo da furia vogliosa, per poi disperdersi nella conversazione.

La voglio più che mai.

4 commenti:

  1. Ma una donna così la disprezzi ? (domanda dettata dal ricordo di un tuo recente post su Betta in cui la definivi risorsa pubblica)

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  2. Disprezzo? E da dove esce, tra le mie parole, il disprezzo?
    Non sarà mica che la disprezzi TU?
    (O magari la invidi...)

    Io al massimo (ma non me ne occupo) posso trovare inadeguato lui.

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  3. No io non la disprezzo, ho letto male e ho frainteso.
    Scusami.

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  4. Non c'è niente di cui scusarsi Art.
    Veranmente.
    Non scusarti più.

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