Mi passa davanti mentre svolta, avviandosi nel corridoio fiocamente
illuminato, la pochette stretta in
mano. Mi sorride appena, quando mi incrocia, senza dire nulla, camminando sola
ed elegante su quella stuoia rosso cupo. I sandali argento, le dita sensuali,
lo smalto rosso, l’abito a tubo sopra il ginocchio, la bionda chioma gonfia
anni ottanta, la pelle color biscotto, il fisico asciutto, le spalle appuntite
i seni minuti, il profumo dolcissimo.
La seguo.
Rischiando.
Si volta ed ha il sorriso sulle labbra. Sorriso sottile, ammiccante.
Accelero e le sono alle spalle proprio quando appoggia la mano sulla
maniglia del bagno.
Mi affretto ad entrare e a farla entrare, poi chiudo la porta a chiave.
Mi sorride sinistra e divertita, appoggiando il sedere al lavandino,
reggendo l’elegante pochette in pandant con i sandali.
“E ora?” mi chiede con aria
di sfida, sorridendo.
Non rispondo, ma le allungo la mano tra le gambe, sotto il vestito leggero.
Pelle liscia, pelle calda, pelle, pelle, pelle, pelle di coscia. Non perde il
sorriso, mi guarda negli occhi, sollevando il mento a metà tra la sfida e il “ti sento”. Forzo il debole blocco e
stringo nel pugno un mucchietto di pizzo leggero e di fica bollente. Palpando,
sentendo che le gambe si allargano lente. Depilata, liscia, molle. Scosto i
lembi del minuto triangolo e strizzo quella carne vogliosa, costretta al
digiuno dal Renitente Cornuto.
Respiri affannosi. Cerco tutto, perineo, ano, clitoride, le scappa una “a”
gutturale leggerissima, poi la volto, forzandola sgraziato ad appoggiare le
mani sul lavandino, mentre la pochette inanimata cade sul pavimento. Culo, ano
minuto, la stringa nera del perizoma scavalla la natica destra, la mia cerniera
assordante, l’aria sulla cappella, poi tenerezza di pelle, buco di fica,
attrito bruciante, dolore piacevole e calore bollente, la stringo e la guardo
negli occhi attraverso lo specchio, entrambi maschere di lussuria esasperata.
Fotto.
Forte.
Sbatto.
Gode muta, gli occhi socchiusi, la bocca aperta.
Fotto forte, fortissimo, fortissimo, sbatto scomposto, vestito, con
solo il cazzo che esce dalla patta. Vedo le sue mani che stringono i bordi sino
a far diventare bianche le nocche, ori, anelli, la fede nuziale, la schiena si
inarca, la trattengo dai fianchi e la chiavo furioso, osservandole quei piedi
sensuali dall’alto e la riempio di uno schizzo di sperma bollente, poi un
altro, sussulta, si morde le labbra, la chioma tremante, il culo che spinge all’indietro
quando io ficco in avanti.
Sguscio fuori ansimante, in silenzio.
Abbassa il perizoma alle caviglie e siede sul water, sconvolta.
“Ora vai” mi dice in un
soffio.
“Voglio vederti da sola” le
dico ricomponendomi rapido.
“Vai” risponde preoccupata dal
tempo allungato della sua assenza.
Mi avvicino alla porta mentre comincia a urinare gocciolante,
accoccolata sul water.
Apro, controllo dalla fessura, nessuno.
Ritorno in corridoio, lo percorro al contrario, svolto l’angolo ed il
Renitente Cornuto è davanti alla porta del salotto verde che conversa
preoccupato con l’Oscuro Soggetto. Mi guarda, non lo saluto, controlla il
corridoio ed è evidente che si stia chiedendo dov’è finita sua moglie.
Lo guardo, dopo essermi allontanato. Godo del suo controllare tentando
di conversare con quell’uomo che pare essere un fiume in piena, stasera.
Non c’è nulla da fare, signore. Me la sono chiavata. Sì, me la sono
chiavata nel cesso, come una puttana da strada ed abbiamo goduto. Non so nulla
di lei, ma me la sono chiavata, mentre tu eri qui a conversare con quello,
nella triste illusione di arginare il vorace desiderio della tua femmina calda.
Questo cazzo ha violato il suo sacro buco, sì. Conosco la privata forma del suo
ano, della sua fica. E tu conversi.
E noi abbiamo chiavato.
Eccola, finalmente!
Trucco perfetto, nessuna traccia, il Cornuto la redarguisce e lei ride
calda, prendendolo in giro, demolendo il dramma in due mosse, guadagnando l’alleanza
dell’Oscuro Soggetto che scherzoso si allea con lei contro il Cornuto, in un
melenso teatrino di battute che culminano nel bacio di Giuda che la Signora
Bionda dà al marito, cogliendo l’occasione per lanciarmi uno sguardo da furia
vogliosa, per poi disperdersi nella conversazione.
La voglio più che mai.
Ma una donna così la disprezzi ? (domanda dettata dal ricordo di un tuo recente post su Betta in cui la definivi risorsa pubblica)
RispondiEliminaDisprezzo? E da dove esce, tra le mie parole, il disprezzo?
RispondiEliminaNon sarà mica che la disprezzi TU?
(O magari la invidi...)
Io al massimo (ma non me ne occupo) posso trovare inadeguato lui.
No io non la disprezzo, ho letto male e ho frainteso.
RispondiEliminaScusami.
Non c'è niente di cui scusarsi Art.
RispondiEliminaVeranmente.
Non scusarti più.