Un capannello. Non nutritissimo, in verità. Non c’è molta gente.
Sul tavolo al centro della stanza, con le caviglie legate alle cosce e
i polsi legati a quella legatura che le impone di stare a gambe aperte, giace
una donna mai vista. Bendata. Gaggata.
Reca i segni rossi e nitidi di vergate freschissime.
Milly invita gli astanti a toccarla e a leccarla. E così avviene.
Prima tra tutti una Signora Agè. Che non esita a strizzarle le mammelle
e a far correre le mani sul delizioso incrocio. E poi lecca. Con visibile piacere
della donna legata, che non vede nulla, non può fare nulla, ma sente tutto.
Come mosche, i leccatori-palpatori si moltiplicano. La donna mugola,
con quella pallina in bocca.
Provo solo per un attimo ad immaginare al piacere che prova. Mani,
lingue, respiri, insulti, saliva, bava, sputi. Eccitante da urinarsi nei
pantaloni.
La Signora Inglese fuma in un angolo, in piedi, osservando il marito
che si è unito al gruppone.
Milly cammina in tondo attorno al tavolo, come un lupo in gabbia.
Indossa reggicalze e calze con la riga, tacchi vertiginosi e una guepiere di
pizzo e cuoio. Guanti di raso nero e una verga di salice.
Il culo nudo di Milly è delizioso. Culo di Vacca. Sacra. Fica pelosa di
Lupa.
A un tratto toglie il bavaglio alla gaudente e, a quel punto, non v’è
più dubbio. Gode eccome. Il suo mugolio è richiamo ed istigazione per le
cavallette che ha addosso. Sembra la divorino.
Raggiungo da dietro la Signora Inglese e comincio a palparla. I
fianchi, la pancia, il culo. Si lascia fare con un sorriso. Le sollevo il bordo
dell’abito nero e la masturbo. Si abbandona scomposta su di me, fumando. Le lecco
il collo che lei tende per farselo leccare meglio. Le abbasso la zip del
vestito e non manifesta alcuna resistenza nel lasciarlo cadere a terra.
Rimanendo con le autoreggenti ed un reggiseno carioca che esalta l’imponenza estetica
delle sue belle tette.
Fornichiamo. Ci palpiamo i sessi. Ci succhiamo le lingue. Cadiamo su un
divano toccandoci, agevolando il toccare, osceni, mentre su quella tavola
quella donna gode di lingue e carezze e anche cazzi in bocca, ora che non è più
gaggata.
Ci divoriamo anche noi, sotto gli occhi del marito che al tavolo palpa la
donna legata, ma osserva la sua donna mentre si accinge ad accoppiarsi con un
altro.
Vizio, mollezza, immoralità.
La prendo per mano e la invito a seguirmi, sotto lo sguardo eccitato
del marito che a cazzo dritto continua a palpare la donna legata. E per mano,
come fidanzatini, conduco quella alta ragazzona stupendamente oscena e seminuda
per il corridoio, sotto gli occhi di alcuni che sostano lì, conversando. E mi
piace il modo in cui mena quel culo bianchissimo e generoso, tenuta per mano
come se si andasse a fare l’amore di cuore anziché di cazzo e di fica. Vizio.
Amoralità. Densi.
Sul letto della camera pubblica la spoglio del tutto e faccio
altrettanto. E ci lecchiamo, ci baciamo, con passione non celata. Siede sulla
mia bocca strizzandosi i seni e io lecco ed annuso quella liscia fessura dal
profumo pungente, accarezzandole le natiche carnose, frugando con le dita tra
queste. Poi mi scivola addosso e senza protezione si impala sul cazzo ed io
godo. Godo dei suoi baci bollenti, del bacino che sbatte, del suo viso che si
volge al marito accorso in aiuto dicendogli “No”.
No. E lui si ritira sulla sedia a guardare, perché lei vuole me e me
solo, pur non sapendo nemmeno il mio nome. Ed io il suo.
La schiaccio sul letto montandola da dietro, schiacciandola col mio
peso sulla schiena, ficcando e godendo dentro di lei e rimango estasiato da
quelle pieghe che fa il collo mentre reclina la testa a destra, schiacciandola
sul materasso. Piccole sensuali pieghe lisce, appena lucide di sudore, nelle
quali affoga la sottile catenina d’oro.
Mi seduce e mi rapisce.
I biondi capelli corti si bagnano di sudore e io lecco le sue guance,
sbattendo furioso nella sua fica svangata e bollente e le sue unghie si
piantano nel lenzuolo e i suoi denti digrignano e la sento godere davvero, così
come io godo davvero sentendo il suo calore e le morbide natiche ad ogni
affondo impietoso.
E lui guarda, masturbandosi.
La giro di schiena e le sollevo le gambe pesanti, appoggiandomele sulle
spalle. E le sbatto dentro il cazzo, ficcando rozzo e godendo del suo sorriso e
delle sue mani che corrono su tutta la pelle che può toccare. I capelli umidi
sulla fronte, l’espressione cambiata. Fotto. Come una bestia. Leccandole una
caviglia, salendo sino a quel piede che so darle il solletico, ma questa volta
applico una presa forte, violenta, succhio intensamente, godo del sapore salato
che sento e di quell’odore leggero tra il quinto dito ed il quarto, odore che
mi lascia annusare, aprendo le dita per il mio piacere.
Poi lascio cadere le gambe e le do ciò che vuole.
Forte, fortissimo. Come un aereo che si stacca dal suolo. Il motore
gira fortissimo e il velivolo decolla e così lei sotto il mio mulinello
isterico di affondi. E poi gambe e braccia, in una stretta violenta. E il
canto. Acuto, sonoro, intimo, meraviglioso. Scosse e tremiti, breve e intenso.
Sguscia via, si gira, mi succhia, le guardo il culo imperiale in quella
posizione felina e schizzo. Schizzo dove vuole che io schizzi, sulle guance,
sul mento, sul pendaglio rotondo di quella catenina sensuale. Ovunque.
E poi ci abbracciamo, sudati, odorosi, bagnati.
E l’applauso fragoroso mi fa rendere conto di aver avuto un pubblico attorno,
ma io ero troppo rapito.
“Te n’eri accorta?” le chiedo
baciandola. E lei ride scuotendo la testa.
“Non c’avevo fatto caso, ero
impegnata” e ride. E la bacio, davanti agli occhi del marito.
“Grazie” sussurra baciandosi
l’indice e toccandomi le labbra, prima di scendere ed andare a sedersi in
braccio a lui, ancora sporca di me.
Scendo dal letto e vedo sull’uscio anche Milly.
Che mi raggiunge e mi sussurra “Vai
a farti una doccia in camera mia, questi te li faccio trovare là”.
Complicità. Sottintesi. Sensazioni. Vizio. Intimità.
La ringrazio, è un’ottima idea.
“Gioca con Habana, se vuoi, ma
non ti stancare troppo… o mi arrabbio davvero” e sorride.
Vizio. Mollezza. Amoralità.
Io adoro tutto questo.
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