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giovedì 21 maggio 2015

Pedinato

Risvolti
No, mi ripeto incessante, non ce la posso fare, non ce la posso fare se va avanti così che tutte le sere si assiepa alla Solita un nucleo via via sempre più nutrito che fa da collegio difensivo al “povero Tazio vittima delle angherie del minchiamonio” quando tutti questi avvocati erano presenti al minchiamonio medesimo e non hanno manco fatto un passo per chiedermi “oh, quand’è che dicevi che morivi?” e adesso sono lì che scannano il povero Sa-aaarti colpevole solo di aver per morosa l’Antonella (non è poco, lo so, lo so) e ci sono proprio tutti eh, dall’Umbe con la Monica, a Zack con la Sandra a Virus con la Marika che siede accanto a me, bella giraffona figona molto mammellata, con quello stacco di coscia da vamp e l’intelligenza da svamp, che la Marika è una gran bella bambolona , magari non sveglissima (“Ma sai che io non ci ho mica capito una mazza Tazio?” mi mormora avvicinandosi e io la trovo irresistibile e rido di cuore) ma una gran bella figona, che dicono rimbambitona, ma io dico rimbambitona sino a un certo punto ics, perchè mentre mi ripeto silente che non ce la posso fare più a pupparmi ‘ste pappardelle serali in silenzio tribunalizio, qualcosa cambia d’improvviso il mio umore dimmerda e mi risollevo, mi ergo, mi erigo, mi ereziono, in quanto il piede importante (per nulla da sottovalutare eh) della stoltamente sottovalutata Marikabambolona, sfrega lento contro il mio polpaccio e a casa mia, ma anche tua e tua e tua e tua amigo che mi secui da cassa tua, questo si chiama tecnicamente “piedino” e se non smette, così come non smette, è “piedino reiterato” che qualcosa dire mi vorrà e mentre io mi interrogo, ma su altri quesiti ora, la ballerina giace esanime al suolo e dita calde e umide scivolano porche lungo il mio polpaccio ignudo e io sento l’urgenza di voltarmi a guardarla e mentre sul tavolo si urla e si grida lei sorride appena, mordendosi appena la punta dell’indice della manina appena e io c’ho il cuore che mi fa punpun in gola, cazzodiquellamerda, che adesso sì che le voglio tutte le sere queste belle litigatone tutti contro tutti, ma non serve, perchè mentre io mi calo da gnorri a far chissà che in prossimità delle mie scarpe e le agguanto le divine dita dei piedi che, raptatorie, tentano di intrecciare quelle della mia mano, sul tavolo-ring la BambolonaMarikona scrive il suo cellu con la penna della Barbie su una salvietta e lascia cadere a terra la medesima che io raccatto, tra sorrisini di sottecchi e ammiccamenti segreti e Virus urlante che non s’accorge di essere praticamente di un cornuto vergognoso e ad opera dell’amato “amico” che sta difendendo da paladino.
Sublime! Estraordinerio! Stupefacente più della mia ottima erbetta pazzesca pazzeschissima. E non smette, non gliene può fottere di meno di smettere, perchè tanto non ci capisce una mazza della discussione, ma garantisce senza parole di capirci di mazza e stasera la chiamo, con la emme e con la vù, che secondo me ci vien fuori del gran buono da ste cornazza che ci accingiamo a tornire all’ignaro Virus.

Và che son fortissime le fidanzate dei miei amichi eh.
Non tutte magari, ma una sì di sicuro.

mercoledì 20 maggio 2015

Siamo alla Solita

“No, ma guarda che al Max gli è “toccato” fare così se voleva tregua perchè è stata la Nadia a rompere il cazzo su tutto e a decidere tutto eh” - dice Zack all’Umbe che si schiera smaccatamente dalla mia senza remissione della pena.
“Eh ma non importa” - aggiunge il Mite Umbe - “su certe cose non si scherza e quella è stata una porcata e il Max doveva puntarsi, pensando poi a che razza di regalo gli ha fatto il Tazio. E poi se è come dici te, da amico poteva parlargli prima, spiegando.”
Vero quest’ultimo passaggio, molto vero.



Ieri sera a cena, siamo alla Solita a ranghi ridotti: io, il Zack e l’Umbe.
Argomento, come avrete capito, il matriminchio.

Io taccio sempre, poi aggiungo solo un dettaglio essenziale a cui tengo: il regalo non deve essere considerato per nulla, quello non c’entra niente. Altrimenti sembra che io abbia fatto quel regalo per “acquistare” qualcosa, quando invece l’ho fatto col cuore dando per assodata l’amicizia che vorrei dare assodata ancora, seppure con qualche comprensibile remora, dato che per essere amici bisogna essere in due e io posso parlare solo per me.
Poi, se al tavolo “amici di sangue” si è preferito mettere la Maggie al mio posto, pazienza. Si vede che per qualcuno la Maggie era più importante e, su questo, io cosa posso dire, se non portare pazienza pur non comprendendo? Quello su cui, invece, non porto nessuna pazienza è che ci siano state (aggiunte sul prezzo) persino delle pretese di giudizio negativo e seccato sul fatto che me ne sia andato con la Sara a torta tagliata.

“MA STAI SCHERZANDO????? MA CHI E’ STATO IL COGLIONE????” - urla il coretto di semplicioni.
“Non importa, anche se lo sapeste non cambierebbe la sostanza”.
E il mugugno continua, perchè veramente i due guasconi avrebbero voluto che io fossi a quel tavolo.

E invece è ora che tutti prendiamo coscienza di una cosa.
L’amicizia è una cosa seria: non ha spazio e non ha tempo, va coltivata con dedizione, va alimentata con sincerità, a volte concimata col perdono, spesso innaffiata di sacrificio e comprensione.
Insomma, l’amicizia è una cosa troppo seria per lasciare che sia la propria donna a gestirla in nome e per conto nostro lungo la sua discutibile metrica distorta, pressochè sempre opaca per natura umana. Tutto qui, in termini generali. In termini specifici, invece, diciamo che le cose (si voglia o non si voglia) cambiano in funzione (o a causa) delle parole dette e, dal mio personale punto di vista, così come sono disponibilissimo a passare in gran cavalleria sulla vicenda col Max (a patto che due paroline me le dica, però), non ho più nessuna intenzione di intrattenere qualsiasi tipo di rapporto ravvicinato nè con la Nadia, nè con la Maggie, nè con l’Antonella, essendo costoro non amiche, ma morose di amici o amiche di morose di amici. E io le “conoscenti” me le coltivo per tutta un’altra serie di obiettivi. Fine della discussione e, ora, passiamo finalmente al gelato.

“E’ stata quella testa di cazzo dell’Antonella a dire quella puttanata sulla Sara, vero?” - mi chiede l’Umbe.
Non rispondo.
“E chi cazzo altro volevi che dicesse una simile stronzata?” - gli chiede Zack pleonastico.

Malaga e cioccolata, per me, grazie.
E chiusa la circostanza per sempre.

domenica 26 aprile 2015

Serata tranquillante

Frizzante atmosfera casalinga con stappo selvaggio di spumanti e schiumanti, scoppiettii di legna guizzante rosse lingue di fuoco e fumi carnensi deliziosi, ma guarda chi c’è, ma Tazione, ma amore, ma su, ma giù, una valanga di simitoni e la Nadia c’ha due bombe allucinanti che non me le ricordavo proprio, l’Antonella Sa-aaarti è simpaticissima e condottiera, che altrimenti con quel somaro chissà dove andrebbe a finire,  la Sandra di Zack sempre sul culo m’è stata e sempre sul culo me la ritrovo, mentre piacevole sorpresa la ragazzina dell’Umbe, che c’ha ventisei anni, papaboys-style, ma in gamba, carina e piacevole.
E poi il mio appioppo.

Quarantacinque anni, da corsa, magra e nervosa, pelle scura olivastra macchiettata (sapete cosa intendo no? Quelle macchiette chiare e scure…), nei carini, occhietti piccolissimi e azzurrissimi, occhiaia sensuale da fumatrice incallita, labbra sottili, capelli tinti di un nero Pantone al limite del paradosso, poco seno, un culo da Femmina a generosa chiappa lunga e poi allora ditelo, amici di ‘sta gran ceppa randazza germogliante, ditemelo che la signora non indossa collant, calza sandali slingback aperti davanti e veste una gonna nera al ginocchio. Smalto ciliegia perlato (la perfezione NON sempre è di questo mondo) che denota una stesa antica ed invernale, dato il presentarsi di una base dell’unghia chiara in crescita che tanto mi ricorda la ipereiaculata Lilli Carati che il Signore l’abbia sempre in gloria. Ditelo che volete che il Taziosaurus Rex esca con una ceppa di olivo secolare così dalla sua tana, ditelo. Belle ditina asciutte e lunghe. Paiono pronte per un C’è Fava Per Te con la mia umida e gonfia cappella violacea.

Maggie per gli amici, avvocatessa che ha un’agenzia infortunistica, reduce da mille rocambolesche avventure sentimentali delle quali, ahimè, mi ha reso edotto a puntate interminabili per tutta la serata, molto coglionriempitive. Però, adesso, al di là del fare il scemino e criticare, va detto con cristallina sincerità che metterò in campo OGNI mezzo per portarmela sul lurido futon e punirle gli orifizi del lurido piacere con la cattiveria sadica che so che ella anela, anche se ieri sera non vi sono stati né solidi elementi, né particolarmente laidi ammiccamenti e la circostanza cenale grigliale era ostile ad una prosecuzione genitale. Piacerle le piaccio, comunque. Ha ribadito che sono simpaticissimo (chiavabile quindi, nel dizionario Quarantacinquenne Femmina Single – Tazio Gran Porco Crudo con l’Osso) sessantasette volte, per cui possiamo dire che sui coglioni non le sto.

Bello riconviviare rilassatamente, bello che nessuno si sia preso la fottuta briga di analizzare nel dettaglio microscopico che cazzo faccio a Praga e dintorni, grazie amici, so che immaginate, ma non chiedete perché mi volete bene.

“Fino a quando resti giù?” - mi chiede la Nadia con le sue tette allegramente ipertrofiche.
“Almeno fino al vostro matrimonio” – esordisco felice di scoprirmi ad esordire, anche se so che qualche puntatina sul Baltico ci dovrà essere, ma ora è inutile ed ininfluente pensarci.
Bello riconviviare, cazzo cannibale.
Bello avvertire quel fremito animale nelle mutande che porta la mente a considerare che, alla fine della fiera, me le sarei chiavate tuttissime, a suggello che la mia suinità ruspante della bassa è rimasta immutata e per nulla indebolita, bello.
Bella serata.

E poi c’è ‘sta Maggie, che vedremo. Secondo me porta un quaranta e i piedi a fine giornata le suonano pure, ma vedremo. Speriamo di non sbagliarci. Indagare necesse est.
Bello.
Casa.

giovedì 15 novembre 2012

Scrittini tra loro slegati e, per questo, cuciti a mano nel post

Back
Ma pensa te.
Questa proprio mi ha lasciato di sasso. A mezzogiorno siamo andati a pranzo io, il Costa, l'Umbe e lo Zack, che il Loca era al doppiaggio a Bologna. Beh si chiacchiera, si sbraca, si fa e a un certo punto salta fuori che il Loca e la Emy si sono rimessi assieme.
Chiedo se va tutto bene e lui è contento e il Costa, fine osservatore dell'indole umana, mi dice "Tà te lo sai com'è guella, una shcassacazzi, miga ci credevamo che si era gambiata, però al Loca vabbene e allora pure ammè vabbene".
Certo.
Tu mi dici quello che devo fare e io lo faccio, ci mancherebbe. Su questioni di fica, poi, vale il doppio.
Però ci rimango, perchè quella io la conosco meglio di tutti loro, credo.

Entrepeneur
Il Ruggi è a Bordeaux. Pare che voglia concludere quella faccenda del bed and breakfast, ma secondo me vuole intubare il culo alla francese, che non mi ricordo come si chiama. Anche qui vale la regola del Costa: se al Ruggi vabbene, pure ammè vabbene.

Mietta
Ho chiamato la Gipsyqueen. Ah che piacere sentirla al telefono, davvero, quella donna è un portento.
"Oh mo zident, bentornato eh!, pensavo che non tornassi più, pensaavo"
"Ma no dai, sono stato via solo tre settimane"
"Diocanta! Solo! Solo tre!"
e ride e ridiamo, che finezza, che intercalari ricercati, che donna interessante.
Sabato sera ci facciamo un pizzone ignorante assieme.
Speranza di entrare nei suoi sacri fori pari a zero.
Voglia pari a duemila, con scala 0-10. 

Diarrhoea Queen
Scendo a prendere le sigarette al Vomit Paradise e la Siusy mi saluta molto calorosamente: in un vortice di capezzoli e mammelle bovine che dondolano si precipita a stringermi nell'abbraccio della sorellona zoccolona e io faccio scivolare la mano tra le sue gambe e le palpo la fica senza lasciare nulla all'immaginazione degli astanti. Lei non se ne cura, lascia lì la mano e poi chiude i festeggiamenti zoccolando come una vacca gravida dietro al bancone, luogo da cui mi chiede "Cosa ti faccio?" che suscita il ghigno segaiolo del pubblico pagante.
Considero rapido, come solo un ex ufficiale dei parà ultra addestrato come me sa fare, considero che ieri sera la Lorena non mi ha risposto al telefono e che mi sono dovuto arrangiare da solo, considero che con 'sta crisi personale, meno spendo e meglio è, considero che quella troia di merda mi fa stratirare il cazzo e chiudo la somma chiedendole cosa facesse stasera e lei mi guarda col sorriso da mutanda zuppa, ammesso che la portasse, rispondendomi che esce con me.
Molto bene.

mercoledì 26 settembre 2012

Dei culi

Entro in bottega, in puntuale ritardo, recando i plichi che il postino, incontrato sul portone, mi ha consegnato direttamente.
Entro spulciando le buste ed odo, dall'ufficio della Betta, un'accesa discussione sul culo di quella gran consigliera della Minetti e quello di quella gran puerpera della Fico, discussione accademica che coinvolge i più illustri esponenti dell'intellighenzia emiliana: Costa, Loca e Zack.
I chiarissimi professori sono assiepati sul Mac della Betta ed aprono incessantemente finestre su finestre, zoomando sul culo di questa e di quella, con rovente diatriba relativa a chi dovesse meritare il palmares della chiappa migliore.
Entro e appoggio la posta, mentre una cascata di "ciao" mi investe senza mollare la compulsiva ricerca di altre foto eloquenti.

"Intanto ciao un cazzo" dico solenne "oggi mi chiamerete tutti Sire o Maestà e vi rivolgerete a me dandomi del voi, che qui è ora di cambiare".
Il Loca alza gli occhi dallo schermo e mi dice "ma và a cagare" ed io mantengo il mio regale aplomb, ma dopo una pausa di alcuni secondi dico "Elisabetta, cortesemente, si annoti di chiamare il boia, che domattina questo marrano dev'essere decapitato" e la Betta, suddita perfetta, mi risponde "Sì Sire" ed io le rivolgo un grazioso sorriso di compiaciuto ringraziamento.

Poi apro gli occhi alla suburra.
"Siete una manica di imbecilli e parlate perché c'avete la bocca in mezzo alla fazza. Aprire immediatamente il sito dell'Ansa e cercare la manchette dedicata a Salma Hayek intitolata "Salma Hayek e la bellezza delle forme". Scorrere la fotogallery sino ai fotogrammi sei, sette e, soprattutto, otto. Perché quello è un culo, anzi, quello è IL culo, è il protoculo, è il culo disegnato da Dio in persona, è il culo di cui si dovrebbe fare copia perfetta e lo si dovrebbe conservare a Ginevra, accanto al metro campione, perché quello è il culo |assoluto| e tutto il resto sono chiacchiere e come certamente avrete sentito dire, le chiacchiere stanno a zero".

IL Culo
"Ma è una culona!!" esordisce Zack.
"E ma cazzo Taz fa provincia" rincara il Loca.
Guardo il Costa e gli dico "Pesa le parole, perché sei al momento l'unico di loro che ha ancora un lavoro".
"Me mi piace" dice il calabro saudita ed io non so se gli piace veramente o se gli piace lo stipendio.
"Elisabetta, cortesemente, chiami il commercialista per la pratica di licenziamento di Zaccagnini. Per Locatelli non se ne curi, tanto lo decapitiamo domattina. Ora signori, vi prego, andate a svagarvi lavorando, che qui avete profuso abbastanza, per oggi"
"No, ma Taz, a parte gli scherzi… fa provincia"
"TUTTI-FUORI-DAI-COGLIONI-TEMPOZZERO" urlo come il tenete dei parà che ero.

E rimango con la sublime Betta, dal vestito a taglio Chanel senza maniche di shantung di seta blu petrolio e le vertiginose peeptoe abbinate e le sussurro "Il più bel culo in assoluto è il tuo, ma non potevo dirlo, Elisabetta" e lei mi sussurra "Se lo dicevi ti tagliavo il pisello, Sire" ed io le sussurro "Forse non ti sarebbe convenuto, Elisabetta" e lei mi sussurra "Conosco un bravo imbalsamatore, Sire" e io le sussurro "Sei cattiva, Elisabetta" e lei mi sussurra "Sì, ma ho un gran bel culo, Sire" ed io le sussurro "Mi piacerebbe rivederlo, Elisabetta" e lei mi sussurra "Fuori dai coglioni in tempozzero, Sire".

E' mercoledì e domani vado a Londra.
Chissà se c'è anche Salma Hayek.

Le stategiche manovre di riavvicinamento di quel mago del Loca

Pomeriggio proficuo, quello di ieri. Prenotato tutto, domani sono a Londra, albergo e volo, ritorno boh.
Poi cena alla Solita, la Marghe Marghera culata come sempre, culata oversize, culata paradise, che mi si intosta il pistone martello pensandola nuda e alla pecora. I soliti pensieri che mi vengono alla Solita, mangiando il solito.
Poi raggiungo il wine bar dove trovo quel manipolo di ominidi a cui passo lo stipendio mensile che si sollazzano con la Sognasugna, poiché se è pur vero che i rapporti con la Siusy si sono congelati, quelli con la Sognasugna rimangono belli vivaci. E così mi unisco al tavolo spermatozoicovulazionale e offro un giro.
Attori: Costa, Loca, Zack, Max, il Sa-arti e la regina della samba canarina. Livello della conversazione a meno sette, drammatico, la porca fa la porca ad ogni occasione e i montoni scalpitano e insufflano ormoni e sudore inguinale, grugnendo parole senza senso.

Alle undici, dopo abbondante bevigione interrotta da sporadica spinellagione, scatta la fase operativa del piano X21-Mount e come un sol uomo tutti si alzano, direzione casa del Costa, regola di ingaggio fottere in gruppo la bella maialera.
Oh Taz, dai cazzo, ci sta, che la facciamo, cazzo Taz dai, dai cazzo Taz, dai Tazzo caz, daz Cai Taz e mi avete rotto i coglioni, non ci vengo per una somma estesa di ragioni, prima tra tutte perché la bisteccona mi sta sul cazzo in maniera insopportabile e poi voi nudi coi vostri insulsi cazzetti mi deprimete, fanculo Taz, fanculo voi, chiavatevela e non infastiditemi la genitalia.

E così il set porno di quarta categoria parte e va, con la bella letamaiera che schiamazza risate attorniata dai verri in calore e io rimango a leggermi Repubblica sorseggiando in pace sublime un bel bicchiere di Chardo. Che meraviglia.
La Malika mi fa gli occhi e i sorrisi da dietro al banco e io rispondo facendole gli occhi e i sorrisi e mi sa che va a finire che una botta gliela dò perché é tanto carina e bellina e chissà come saranno i suoi piedini e mentre sento Mastro Rampazzo che sostiene entusiasta i miei progetti, entra dentro una stanga di bionda alta tre metri, capelli corti, vestito champagne al ginocchio, coprispalla di makramè color corda e due sandali fottimifottimi da prima pagina sul Carlino di oggi. Compra le sigarette, poi si gira e mi guarda con un sorriso Colgate anni settanta e mi alzo e ci baciamo sulle guance, ma guardati sei splendida, anche tu, ha-ha-ha, come stai?, bene e tu?, sto benone, dai siediti che ci facciamo un bicchiere, sì ma sto pochissimo che domattina devo essere in piedi all'alba, va benissimo, prego.

La Emy. Sì la Emy ex morosa del Loca, in ex odore di matrimonio, la Emy che faceva i festini, ma rimanendo sul suo, cioè chiavandosi solo il Loca, la Emy che pare che il terremoto abbia contribuito ad un riavvicinamento col Loca, la Emy che quando viene citata tutti giungono le mani e alzano, devoti, gli occhi al cielo come se si parlasse di Bernadetta Soubirous o direttamente dell'Immacolata Beata Vergine Maria Santissima Dal Ciel Mandata. Perchè la Emy è una figona cosmica, va detto, sottoscritto, ribadito e inciso nella roccia.
E' veramente un tronco di gnocca mai visto.

E chiacchieriamo. Di tutto. Persino del Loca affair e mi sorprende l'apprendere che la Mistica Emy manco per la capocchia di cazzo del formichino pensa di rimettersi con lui e, anzi, è pure parecchio contenta della sua singletudine e allora io, mentre lei parla, penso a quel branco di dissociati che, invece, favoleggiano riavvicinamenti che sulle medie distanze porteranno a un rinsaldamento e mi dico che l'uomo maschio è davvero un coglione miope, ipermetrope, diplopico, strabico e presbite.
Poi parliamo di lavoro, di famiglia, anche di politica e poi lei mi dice "Taz non sai quanto mi dispiace, ma devo andare che domattina alle nove devo essere a Bologna" e io mi alzo con lei e poi lei si ferma e mi dice "Ce l'hai il mio numero di cellulare?" e io rispondo di  no, che non sta bene avere i numeri di cellulare delle morose degli altri, lei mi dice scemo ridendo e comincia a dettarmelo e io scrivo diligente e poi lei mi dice telefonami subito che così c'ho il tuo e io eseguo, ma che bel quadretto di amici carissimi, che figa da ischemia, anche una sua narice è sensuale.

Poi lei va, io pago, flirto con gli occhi con la Malika e esco, esco pensando se solo solo la Emy fosse entrata un dieci minuti prima quanto sarebbe stata orgogliosa di quel tavolinetto di amici e come si sarebbe precipitata a salutare la Sognasugna, così vicina come stile e classe e bellezza a lei e se fosse solo entrata quel dieci minuti prima, la manovra di riavvicinamento col Loca, seppur in palese dirittura d'arrivo, avrebbe subito un'accelerazione decisa, credo, no?
Ma che rincoglioniti.

venerdì 1 giugno 2012

Borgoverde


Bonjour.
Bonjour da Borgoverde. Lo chiamerò così questo posto.
Qui non trema niente, ma noi continuiamo a sentire le scosse. E’ normale, cazzo.
Alle quattro e dieci di questa mattina ho visto, finalmente, la scritta Transfer completed.
Che bella scritta.
La Skizza dormicchiava sul divano e di tanto in tanto veniva a darmi una carezzina e un bacino, chiedendomi se volevo un caffè. Ne ho presi pochi, perché la caffeina, rispetto all’adrenalina che avevo in corpo, avrebbe fatto da calmante.
I ragazzi li avevo mandati via all’una, appena ricontrollato il master per l’ultima volta.
Zack è tornato a casa, il Costa e il Loca sono partiti per Varese, subito.
Alle quattro e dieci ho spento tutto, ho messo uno snap mirror nella borsa, abbiamo portato giù della roba, una tavola grafica, un iMac, due portatili e siamo partiti. A pieno gas, come avevo detto.
E appena siamo partiti la Skizza ha cominciato a dormire.

Siamo arrivati a Borgoverde alle sette meno dieci.
La grande casa puzza di muffa, l’acqua esce arrugginita ruttando, il frigo è vuoto, ma c’è del caffè. Più tardi si va a far la mega spesa. La Skizza è crollata a letto, ma io ho retto ancora, perché alle nove sarebbero  arrivati i ragazzi dello streaming ed io li ho aspettati con Skype aperto.
Piazzato sul tavolone da reggimento che c’è sotto il porticone della casa di Borgoverde.
Altra casa, altro portico. Mica posso lamentarmi, no?

C’è un silenzio surreale, uccellini e aria che muove le fronde. Il tempo è così così, ma fa caldo e si sta bene.
Alle dieci i ragazzi dello streaming hanno finito il controllo e mi hanno scritto (yes) su skype, con quel bel pollice da Fonzie che amo alla follia. E allora mi sono rilassato e ho dormito davanti al portatile a tappe.
Mi ha pingato Zack, poi il Loca. Tutto rego, raga. Poi la Betta mi ha mandato un sms per sapere se eravamo già qui. Poi si è svegliata la Skizza e mi ha anche fatto ridere.

E’ comparsa sull’uscio di casa con addosso solo una canottiera da intimo bianca con le spalline e un fiocchetto ricamato sul davanti. Roba da mia nonna, che però non girava scalza e nuda di sotto. Capelli esplosi per aria, espressione devastata e una canna accesa.
Buongiorno, Chiara! La collina ti rende fresca e vitale come la rugiada sui petali di rosa! Ha!
Mi ha chiesto se tutto era andato per il verso giusto e le ho detto di sì e lei ha detto “Dio grazie”.
Sì, grazie di tutto, veramente, troppo buono.

Bene, ora siamo a Borgoverde e questa è una realtà indiscutibile.
Dovrei dormire, ma non ce la faccio. Non mi preoccupo, perché prima  o poi dormirò.
Prendiamola come una vacanza, và.
Una vacanza dal terrore.
Potrebbe essere piacevole.
A più tardi, dudes.

lunedì 16 gennaio 2012

Congratulescions

Il Loca trascina il Costa nel mio ufficio e a seguire, che spinge, c’è Zack.
Chiedo, con una nota sacra, che cazzo stia succedendo.

“Diglielo coglione” esorta il Loca.
“Chemminghia ci devo dire” intercala il Costa.
“Dai cazzo” rinforza Zack.
“Chescassatori di miiiiiiiiiiinghia!” esclama il Costa.

E io osservo questi tre Hobbit e mi sento smarrito al pensiero che ogni mese li pago.

“Alura? Dura molto? Vuotare sacco o smolecolarsi dalle gonadi” dico.
“Mannniente Taz, machemmminghia, nieeeeente…” minimizza il Costa.
“I cazzi niente, coglione, sputa il rospo” insiste il Loca tirandolo per la felpa.
“Si è inchiumato la Maiala” sentenzia Zack con pragmatismo e sintesi elogiabili.

“Chiudere porta, far sedere soggetto” dico al Loca che, prontamente, schianta sulla sedia il Costa mentre Zack chiude la porta.
“Sono pronto ai dettagli, Jennifer”
dico al Costa incrociando le mani sulla scrivania.
“Ma chemminghia di dettagli Taz eddaaaaaaaaaaaai” piagnucola sfasciato il montone.
Prendo la riga da 50cm e gli percuoto il dorso delle mani a più riprese.

“Non tollero resistenze nel mio laboratorio di vivsezione umana” dico con occhio traballante.

Errore, caro Costa. Si fa e non si dice, perché se si fa e si dice, qui vale la legge dell’interruttore: on o off. Non si ammettono valori compresi tra 0 e 1 e siccome pare che ti piaccia cantare, adesso canti e racconti tutto, perché siamo la tua famiglia, frociazzo indeciso, ricordatelo.
E così comincia l’interrogatorio.

Eccone sintesi esaustiva.
Le tette sono flaccide, ma belle, ha i capezzoli ovali, scuri che le si arricciano parecchio quando le tira, ha la figa rasata, ma purtroppo con un po’ di ricrescita che alla fine lui c’aveva la faccia rossa e lei la bignola rossa, in pandant, se lo fa troncare in culo e le piace, è bella aperta di culo e di figa, fa i pompini con l’ingoio, è una troia pazzesca a nanna, aveva lo smalto rosso scuro sulle unghie dei piedi e la catenina in vita, ha un piccolo tatuaggio sulla chiappa destra che raffigura un cupido con alle spalle un cuore, un autentico cameo di finezza, stile e levatura morale, quando viene al bar non si mette il reggiseno (grandissimo Tazio lo sapevi) è stata sposata, ha 33 anni, ha voglia di provare con una donna uno a uno, perché nel mucchio ci ha già provato, insomma, concludo saggiamente dopo che il lavoro degli inquirenti era concluso “da sposare”.

“Siete fidanzati?” chiedo senza mezzi termini.
“Aòòòòòò ma che vi siete impazziti? Ci siamo fatti una storiella minghia che fidanzaaaati”
Guardo il Loca e lui capisce e mi dice “Sì, sicuramente sono fidanzati”
“OOOO MINGHIA HO DETTO DI NO CHE FIDANZAAAATI”

“Lo penso anche io” dico al Loca, mentre Zack ghigna come un Gremlin.
“Congratulazioni Costa, domattina mi rallegrerò anche con lei, di persona”
“MINGHIAOOOH NON FATE I BASTADDDDI MINGHIA”


E dichiaro chiusa la session con la frase di rito: “Tutti fuori dai coglioni adesso, andersen”.
Il Costa si è fidanzato con la Sudiciamaiala.
Dal telefono apro il messaggio di gruppo in viva voce e do notizia all’intero studio.
“Il Costa è fidanzato con la Barista di sotto”
Seguono urli, risa, insulti ed applausi da più luoghi dello studio.
Odo anche un “MINGHIANOOOOOOOO CHEBBASTARDOOO” urlato gutturale e straziante.

L’amore è una cosa meravigliosa.
Anche l’amicizia.
Commovente.

giovedì 5 gennaio 2012

Tempesta di cervelli


Ore 10:14.

“Oh Costa, stamattina ho fatto colazione dalla Slandronasudiciamaiala qui sotto e quella mi ha chiesto di te, di chi sei e di chi non sei, che fai, dove vai, con chi stai”
“Sèèèèè figuriamoci… minghiaoh quella non mi fila di pezza Tazio…”
“Forse c’è stato un disturbo nella comunicazione: ti dico che mi ha chiesto di te, somaro dimmerda e io ti ho tirato la volè ciccio. Le ho chiesto se è fidanzata e mi ha detto none, per cui scendi a prenderti un tramezzino che mi sei sciupato, così cominci a imburrarle le chiappe”
“Mì ma che veramente? Noooo, minghiaoh, noooo non mi inculi Tà, bastardissimo, tu mi stai prendendo per il culo che io scendevo e facevo una figura dimmerda” e ride come un ritardato, quale è.

Ripenso alla frase “non mi inculi Tà” e la trovo sciocchina, considerato il paio di seratine che ci siam fatti, ma c’è il Loca e sorvolo. Mi limito a porgli un quesito.

“Ma perché cazzo ti ho ri-assunto io? Dimmi che non ti ho detto ‘perché sei intelligente’ ti supplico Lotar, dimmi che non ero così ubriaco da avertelo detto”
“Mì, ma allora è vero? Minchia non ci sto a capire più una minchia, ma è vero o no che la tipa ti ha chiesto”
“Fai la minchia che vuoi Bubu, io dirtelo te l’ho detto, la volè te l’ho tirata, cazzi tuoi”
Lotarcosta ride e aggiunge “Mò mi vado a farmi un caffettazzo al bar”
“Oh non occorre che mi ringrazi, Godzilla, sai?”
“Grazie Taz, sei come un padre per me, veramente” ed è talmente buono e paciocco e testicolo che non riesci a menarlo con un attizzatoio, non riesci.

Poi, sul fare della fine della dotta conversazione, quella troia del Loca se ne esce sibilante.
“Oh Tà e con la rossa ci ficchi ancora?”

Ci ficchi ancora. Letteratura sublime.

“Minghia e chi è ‘sta rrossa” chiede il RinghioCosta de noantri con lo sguardo della mucca che guarda passare il treno.

“Ci vediamo, sì” rispondo al Loca
“Oh chi è ‘sta rrossa” torna a chiedere RinghioCosta.
“Ci vediamo….” mi fa il verso il Loca e ride.
“Oh chi è ‘sta rrossa” torna a chiedere RinghioCosta.
“Cioè te la chiavi” insiste il Loca col sorriso a lama di Jolly Joker.
“Oh chi è ‘sta rrossa” torna a chiedere RinghioCosta.
“Io sono troppo signore per violare la riservatezza. Chiedi a tua morosa se è così o no.” rispondo cercando la rissa, Zack ride come un coyote e il Loca a due mani fa il dito medio.
“Oh chi è ‘sta rrossa” torna a chiedere RinghioCosta.
“Perché non scendi dalla tua morosa nuova Coso?” chiedo a a RinghioCosta.
“MINGHIOH UNA DOMANDA OFFATTO CHE TUTTI SAPETE CHI CAZZO E’ STA CAZZO DI RROSCIA E IO NO CHE C’E’ IL QUARTO SEGRETO DI CERUSALEMM SU STA ROSCIA CHE SOLO IO NON LO DOVEVO SAPERE?”

Il Quarto Segreto di Gerusalemme.
Il Quarto Segreto di Gerusalemme è, seguendo la logica con cui è stato citato dall’Emerito Costa, una regola degli Alieni che copre persone e cose rendendole non conoscibili al Costa. Per dire, io invoco sui cazzi miei il IV SDG e quindi TUTTI possono saperli, tranne il Costa.
Ma che cazzo si fuma il Guascone, peggiora ogni giorno.

“E’mia morosa Costa, per cui non chiamarla più ‘sta cazzo di rossa’ ”
“Scusa Taz ma che cazzo ne sapevo io se non mi rispondevate nessuno”
“Ok. Adesso lo sai” e Costa si rimette a posto con la sedia, facendo il “va bene va bene” con le mani.

Poi io esco dal loro antro e sento correre le rotelle della sedia sul laminato e una voce di somaro che bisbiglia sottovoce.
“Oh chi è ‘sta rrossa”
“Sua morosa” risponde Zack.
“E HO CAPIIIIIIIIIIIIIIIIITOOOO MINCHIA MA IO VOGLIO SAPERE CHI-E’-STA-ROSH” urlando sottovoce.
Silenzio.
Silenzio.
“Sua morosa” risponde il Loca.
“IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHHHHH  EHOCCAPIT MANNATAVANAPIGLIA’NTELCULOTUTTOQUANTI” urla sottovoce.

Dalla porta del mio ufficio dico forte: “Anche io Costa?”
“Nono Tà e tu che c’entri?”
“Sono suo moroso”
“E minghia che non lo so?”

 Tempesta di cervelli.