Ore 08:45 di stamattina
“Ti ha detto così?”
“Sì”
“Non ci posso credere, ne esistono ancora. Non ti ha detto anche ‘ti mollo per non rovinare la nostra bellissima amicizia’ ?”
“No”
“Si sarà dimenticata. C’era scritto anche quello nel fustino del Tide”
Il fustino del Tide!
E’ riuscita a farmi ridere, maledetta lei. Il Tide. Ma è un modo di dire pleistocenico! Rido. Ride e mi dice che sua nonna lo diceva sempre in corrispondenza delle cazzate. Sì, sì, lo so. Anche la mia.
Che bella che è la Ale quando ride. Molto bella. Cioè lo è sempre stata bella, mica lo è diventata adesso.
E’ che quando frequentava quella cerebrolesa infettiva era sempre imbronciata e incazzata.
“Cosa devo fare secondo te?”
“La cosa forse più difficile: niente. Te la dico dritta Taz, una che ti dice così è già oltre Parigi da un pezzo e non torna indietro e poi ti voglio chiedere una cosa, Ciccio: tu la vuoi veramente indietro una così?”
E che ne so io. Adesso non so niente. Troppo difficile questa.
Poi le racconto del casino delle case, di quella al Miramonti, di quella nella Brughiera e di quella appena presa di là. Mi guarda incredula e ride. Mi fa giurare che è vero e io giuro. Ride con la mano davanti alla bocca. Mi sento un bambino coglione. Siamo seduti a cavalcioni di una panchetta in palestra, uno di fronte all’altra e lei mi tiene le mani. Avevo bisogno di parlare con qualcuno e ho scelto lei, anche se non ci conosciamo così tanto. O forse proprio per quello.
“Senti Taz, pianta giù e tira dritto. Pianta giù e non ci pensare. Non pensare alle case, le risolvi ‘ste cose, non è importante quello, son cazzate. Pianta giù e tira dritto. Vuoi essere mio moroso? Io non ti amo, il sesso non mi basta mai, mi piacciono i giochetti, esco spesso senza mutande sotto i collant, ma anche senza niente sotto in generale e non sono gelosa. Sono perfetta. Mi vuoi? Dai Taz…diventa mio moroso… ridi… non te la prendere… ridi un po’...” e mi abbraccia.
“Sei anche parecchio figa” le dico sorridendo.
“E sono anche una bella figona” aggiunge seria stringendomi le mani, ma poi ride.
“Dove andiamo a cena stasera Taz?”
“All’Osteria Quellanuova, ti va?”
“Ottimo. Alle otto e mezza lì?”
“Sì”
“Sono contenta che tu sia venuto a sfogarti da me Taz, davvero. Tu sei una persona che vale e io ci sarò sempre per te, sai? Hai capito? Hai capito? Chi non ti apprezza non capisce un cazzo, ‘scolta la Ale” e mi bacia e mi abbraccia. Lusinghiero, ma mi sorge spontaneo il quesito di che cazzo ne sa lei che sono una persona che vale, ma mi fa piacere lo stesso e mi godo le lusinghe.
La lascio continuare a lavare il tappeto di gomma della palestra, con le sue leggins nere al polpaccio e i piedi nudi. La Ale Mamma Chioccia mi lascia stranito, ma mi fa sentire meno solo.
Rimango immobile col cervello.
Immobile.
Se sto immobile non mi fa male niente.
Almeno credo.
Prova a coniugare la sua autodescrizione con l'aderenza dei tuoi jeans e poi dimmi se alla Ale mancava qualche elemento. Sei una persona che vale.
RispondiEliminaAhahahahaha!!! Che ridere...senti, se non la vuoi, posso prenderla io?... ;DDD
RispondiEliminaB