Questa mattina, nonostante una luna che levati, mi sono imposto di organizzarmi il week end che deve essere assolutamente molto, ma molto, genitale.
Ed allora ho chiamato la Nica, perché era la cosa più giusta da fare, anche perché la Nica è la più prossima figa di troia in cui infilare il naso. Sono stato cordiale, forzandomi, ho fatto scivolare tra le parole una “stanchezza lavorativa” che smussa le incertezze, una “necessità di evasione” che apre l’orizzonte ed ho poi premuto i due tre bottoni che so che danno una risposta positiva in quella donna meravigliosa e stupenda.
Ed è fatta: domani sera ci vediamo, entrambi non lavati come sudiciamente concordato con sozzi mormorii ghiotti, e non vediamo l’ora di vederci, come esplicitamente detto al termine della pornografica telefonata.
Ho una voglia insana di essere in balia della Nica sporca.
Non so cosa mi succederà, quando le metterò in mano la rotella dei ravioli.
Non so cosa le succederà, quando riuscirò a liberarmi dai legacci.
Sono a dir poco entusiasta.
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