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sabato 28 gennaio 2012

Il Pigmalione e la Squaw

Un’ora. Ci ho messo un’ora intera a depilarti completamente. E’ stato così intimo. Ed eccitante. Tendere la pelle e passare il rasoio vicino al clitoride. Dirti con estrema calma che avrei potuto recidertelo, se solo avessi voluto, e tu non avresti potuto impedirmelo. E ho goduto dei tuoi brividi. Ho goduto nel vedere con chiarezza che ti bagnavi. Certo, un po’ di scena ci voleva. TI voleva. La volevi anche se non lo sapevi. I guanti di lattice, ad esempio. Danno un’aria così chirurgica. Ma di una chirurgia messicana, di quella che si perpetua clandestinamente nei luridi retrobottega di Tijuana ad opera di medici a cui la licenza è stata tolta, medici che operano sporchi, fumando, ubriachi. E così io, fumato e bevuto, con l’accappatoio aperto ed il cazzo che penzola, ma con i guanti di lattice. E tu stai lì, gonfia di voglie sozze, legata alla sedia, a gambe aperte, spalancando ai miei occhi sconosciuti il tesoro, la dote, l’intimità preziosa che avresti dovuto serbare per donarla al tuo sposo come il bene supremo che nessun altro mai ha violato.
Al lume di candela ti depilo la fica. Legata alla sedia. Nuda. E tutte quelle che ci stanno leggendo, Marina, provano un sussulto e la voglia sozza di essere al tuo posto, lo sai?

I tuoi piedini piccoli, regolari, anonimi, dalle dita tutte simili e cilindriche, poggiano sul pavimento orribile della mia cucina di merda. Ti guardo, nuda e cruda, adesso ancor più impietosamente nuda, e ti trovo oscenamente attraente. Ti sei lavata con accuratezza quasi maniacale, sei inodore ed insapore, fastidiosamente pulita, ma io so che un corpo con queste forme, con questa pelle, con questi nei, ebbene, un corpo così può donare eccitazioni olfattive sublimi. La rotella ti dà sensazioni magnifiche. Sui capezzoli rosati, sul clitoride gonfio, sul perineo!, oh sì!, sulla fica rasata, per la prima volta in vita tua totalmente rasata, ti fa impazzire di sottilissimo dolore irrinunciabile, così come ti fa godere pervertita sull’ano leggermente estroflesso per la posizione che ti ho imposto legandoti, quasi ti invidio, piccola troia di merda, ma poi mi consolo, perché prestissimo toccherà a me, per mano di una depravata sozza puttana amorale par mio. Ti lecco e poi ti premo quell’acuminata ruota deliziosa, mentre la tua voce si fa quasi pianto, la bocca si deforma, gli occhi si chiudono stretti e ti chiedo se vuoi che smetta e mi dici di no, vuoi ancora, vuoi che ti rulli quelle punte ancora, ed io rullo, premendo, chiedendoti se è qui che le vuoi, oppure qui, oppure qui e tu singhiozzi con la testa reclinata all’indietro ed è un invito, un invito a misurare i tuoi limiti e, vedi Marina, è qui che si misura la presenza o l’assenza del Tocco Creativo, che è quella cosa che dovrebbe stare dentro alla tua lurida anima e che invece non c’è, schifosa troia senza talento.

Faccio gocciolare la cera bollente sul tuo pube liscissimo e emetti un gutturale urlo soffocato. Poi aspetto e con cura e precisione la stacco quand’è ben raffreddata. Ansimi, gonfia di voglia porca in viso e mi dici piangente che devi fare pipì. Fare pipì. Ti dissuado dall’usare forme verbali infantili, ti dissuado vigorosamente, percuotendoti le cosce e le mammelle sulle quali si erigono i piccoli ditali di carne, ti percuoto  facendoti sobbalzare e ringhiare di dolore, ti dissuado, invitandoti ad usare locuzioni verbali adulte, financo volgari, poiché è ammesso un ‘devo pisciare’, un ‘mi scappa la piscia’, un ‘devo urinare’, ma non è ammesso un ‘devo fare pipì’. E poi ti ordino di farla e ti concentri e la fai. Sgoccioli sul pavimento, sul bordo della sedia, lungo le cosce. La fica sbava lo zampillo dorato, si apre, si bagna, diventa lucida. Odore di urina, di gabinetto, di stalla, hai perduto tutto, sei entrata all’inferno, troia. Schiudo con la mano sinistra le labbra e rullo la rotella sulla tenerezza del foro uretrale e sobbalzi quasi sbavando, i capelli scomposti, gonfia, lurida, vogliosa, arrapata. Altra cera sui capezzoli. Altro rantolo. Altro rullo, altro pianto.

I tuoi piedi nudi nella pozza di piscia. Madre e moglie. Diventerai questo, troia. E alla sera racconterai fiabe dolcissime ai tuoi bambini, ricordando con la coda del cervello che hai goduto infinitamente a farti seviziare da un depravato molto più vecchio di te, in una notte d’inverno, senza che nessuno sapesse nulla, perduta nel posto segreto, perduta nel tempo segreto, sciogliendo la tua anima in una pozza di piscia.
Ti slego. Ti prendo in braccio, mi stringi, mi baci, mi vuoi e ti voglio. Tenendoti in braccio ti porto sul letto, abbandono l’accappatoio e premo il cazzo sulla fica rasata, strapazzata e infiammata e sento il tuo caldo e ti entro dentro, godendo di una frustata lungo la spina dorsale, te lo sbatto dentro e grugnisci lurida, con gli occhi chiusi e un piccolo sorriso laido e ti chiavo. Ti chiavo e mi piace, finalmente ti chiavo, ti monto, ti fotto, ti scopo e ti tieni alle lenzuola godendo, sbavando, spalancando le gambe come una consumata puttana e mi arrapi, diventi bella, sensuale, te lo sbatto profondo e spalanchi gli occhi e la bocca fa O, mentre prendi il Grancazzo nella figa piccina, nella figa bambina, ti metto su un fianco, ti metto di pancia, ti faccio salire e cavalchi al galoppo e ti tocchi e, vedi Marina, una speranza ce l’hai, perché adesso che ti guardo mentre galoppi selvaggia, impalata dal Cazzo Imperiale, ti muovi sensuale, sei sexy, sei porca, la sfiga è scomparsa, la bruttezza anche, e non vorrei esagerare, ma da come ti tocchi, da come galoppi, da come mi scopi l’uccello facendomi godere da porco, ebbene, da tutte queste cose mi sento di dire che forse, dico forse, un talento ce l’hai.

“L’hai mai preso nel culo?” ti chiedo insolente e mi rispondi di sì. Ti faccio smontare, ti accucci in ginocchio, sei brava, capisci, sei reattiva, ti spalanchi il culetto con le mani piccine e il tuo ano arrossato si schiude di buio e ti inculo senza cura, facendoti urlare di gola e poi mugolare di piacere e dolore nel culo, affondando rapido la verga nelle tue bollenti budella merdose e ti rassicuro, te lo dico, ti dico che farò di te una gran troia e con sollievo mi dici di sì, che lo vuoi, stringendo il buco del culo, strozzandomi il cazzo e più stringi più ti inculo, più strozzi e più affondo con forza e mi piace incularti e ti piace che ti inculi e capisci che se stringi il buco del culo io ti inculo con forza e godi maiala a farti spaccare il culo dal mio cazzo di marmo e ti sborro nel culo ringhiando e tu stringi e capisci e sorridi e mi inciti, pronunciando adorante il mio nome, mentre abuso del tuo ano merdoso, fottendo come una bestia e tu spiaccichi la faccia da troia sul cuscino, tra bava, sudore e capelli e sorridi estasiata sentendomi schizzare.

“Secchio e stracci sono nello sgabuzzino. Vai a lavare in cucina e poi vattene.”
E tu esegui, diligente, nuda, umile. Mi piaci, ti terrò. Ti farò diventare la troia che vuoi essere.
Non sarai una grafica mai, ma farò di te qualcosa di simile, farò di te una fica.
Te ne vai e, andandotene, mi ringrazi.
Brava.
Molto brava, Squaw Marina.
Molto.

9 commenti:

  1. Approcci differenti, risultati sorprendentemente simili. Mi congratulo.

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  2. Non dovrei manco commentare, visto che sono un'estranea diciamo, ma questo post, leggendolo, mi dà una sensazione di malessere. Non che te ne debba importare qualcosa eh. Giusto riporto una sensazione, che non era mai capitata prima, leggendoti in altri post.
    Ciao.

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  3. Ciao Anonima, perchè non dovresti nemmeno commentare e perchè sei un'estranea? Questo blog è aperto ai commenti e a me fa piacere quando qualcuno commenta, anche per dire che ha provato malessere leggendo un post.
    Posso avere qualche notizia in più su quella sensazione?
    Mi importa molto dei pareri di chi mi legge, invece.

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  4. Ciao Tazio spero di essere chiara a definire questa sensazione. Ti ho letto molto e c'è stata un'unica sola volta in cui mi è venuta la stessa sensazione leggendoti,l'episodio riguarda tu e la tua amica Giulia sul fiume, quando lei era in compagnia di altri uomini. Sembra che più che il piacere della scopata, ci sia stato il piacere di degradare l'altro; ovviamente io non so cosa sia successo prima dell'episodio raccontato, magari siete stati in compagnia e vi siete scambiati pure una risata prima o magari no.
    All'inizio avevo pensato no non può essere che succeda una cosa del genere, ma io non voglio stare qui a questionare la veridicità delle tue parole, mi baso su ciò che scrivi e lo considero vero.
    Che il sesso possa essere anche degradante ci sta, è vero che eccita, il mio malessere è derivato dal fatto che quel degradare continui anche dopo il sesso. Tu stesso poi hai inserito il tag bastardo.
    Ecco tutto, non voglio assolutamente dare giudizi morali eh! Mi rendo conto che son cose che forse derivano anche dalle proprie esperienze personali, quindi questa sensazione mia di sicuro deriverà da quello.
    Con questo chiudo, scusa la prolissità, ah... prima dicevo non dovrei commentare perchè ho pensato che siccome ti leggo solo, da molto tempo, citando sta cosa passo per una lurker pazza o chissà cosa, ma appunto la sensazione era forte, perciò ho poi scritto. Un'estranea perchè non rientro nel giro delle persone che ti commentano e in più mi sono lasciata tentare dall'anonimato, ma così facendo puoi dare spazio solo alle mie parole e non a quello che ho scritto da qualche altra parte. Ciao e buona serata. :)

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    1. Ciao Anonima, qui non ci sono “giri di persone che commentano”, se la metti così sembra che questo non sia il blog aperto e pubblico che è, ma un circolo di qualcosa. E non è assolutamente così. Ti invito davvero col cuore ad intervenire quando vuoi perché, alla fine, scrivere senza ottenere nessun commento dà l’impressione di essere noiosi (fatti salvi i narcisi a cui basta leggersi sul monitor). Ti invito anche a dire senza problemi chi sei e a farmi capire cos’altro mi hai scritto, insomma denudati e vieni a me, che sarà mai.

      Veniamo al punto.
      I due episodi che hai citato sono accomunati dall’umiliazione e dal degrado morale, pur essendo molto lontani tra loro e pur essendo molto diversa la contestualizzazione psicologica: nel caso della Giulia, non essendo io proprietario di un castello sulla Loira e non conoscendo nobili francesi dediti allo sfrenato libertinaggio, si è trattata della più prossima realizzazione di un suo sogno erotico segreto (donna pubblica, amoralità, esibizionismo) la cui materializzazione rientrava in un tentativo di ispessimento della sua autostima ed altri complicati meccanismi che erano (sono?) legati ad una situazione di vita non semplice e non felice.
      Le ho dato ciò che desiderava, l’ho accompagnata nell’avventura godendone smodatamente, certo non lo nego, ma la condizione di partenza era adulta e consapevole.
      Il caso della Marina è simile: risultava evidentissimo sin dallo stage la sua propensione, no anzi, la sua necessità di essere trattata a quel modo. Non ne conosco le ragioni, ma ci saranno senz’altro.
      Io sono stato un bastardo violento, assolutamente vero. Le mie motivazioni? Una rabbia latente che ho sfogato in maniera costruttiva con chi necessitava di assaporarla. E’ continuata oltre il sesso? Certo, perché è iniziata prima del sesso, sin dal degradante discorso che le ho fatto per stimolare la sua inesistente creatività.
      Posso dire? Mille altre volte sul fiume con la Giulia, ma mai più con la Marina a quel modo.
      Devo tentare di stare lontano dalle cose che spremono un certo lato di me.
      Lato che non mi inorgoglisce.
      Posso chiamarti Giovanna, per comodità?
      :-)

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    2. Non ho mai commentato in precedenza il blog, mi riferivo al fatto che pur avendo un account su questa piattaforma e un blog, mi sono resa anonima perchè non voglio che mi si legga,non che abbia poi chissà che segreti da nascondere eh! Strana scelta ma è coerente per me. Però t'ho letto nonostante non mi sia mai palesata.
      Riguardo al punto, ho compreso bene ciò che riguardava Giulia, anche perchè non è solo una conoscente e quindi di sicuro ne avrete parlato o cmq sarà uscita fuori questa cosa, quello che non comprendo è come hai fatto a capire di cosa avesse bisogno la tua stagista, di solito un rapporto professionale non permette di capire chissà che. Forse le persone sono in grado di capire più di quanto io pensi, però speravo davvero che la faccia,l'espressione non fossero elementi che potessero esprimere qualcosa. Ecco, questo è quello che mi perplime alquanto, ovviamente ho ancora la mente più confusa riguardo al comportamento di questa ragazza, poi c'è il fatto che è quasi una mia coetanea, l'hai definita timida e pure mi ci ritrovo, insomma mi ha spiazzato un po' perchè potrei somigliarle ecco. Penso che di sicuro son cose che per il momento restano al di fuori del mio orizzonte di comprensione diciamo. Puoi chiamarmi come preferisci. :)

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  5. non fa na piega eh...però la donna oggetto usa e getta .... è questa l'immagine forte, anche se lei si sia lasciata usare e gettare quindi consenziente, la cosa è forte. Lei è lei, io son io, io t'avrei lasciato il pavimento sozzo e t'avrei spaccato un vaso, perchè nel quadro ci sta, così giusto da farlo sembrare motel americano.

    Una donna che poi alla fine consenziente ma incosciente a quei livelli è pericolosa per se stessa.
    E questo si che è degradante per il genere femminile.

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    1. Ma sai, se la vogliamo mettere lungo questo profilo, siamo stati entrambi degradanti per il genere umano.

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  6. Ecco. Anime gemelle: lo sapevo. Incredibile come un trattamento simile avrebbe svegliato qualcun'altra.

    B


    P.S. : A proposito di voglia, se fossi stata al suo posto ti avrei preso a calci in culo. E ti sarebbe piaciuto.

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