Sento la sua lingua che passa attraverso le mie dita del piede. La vedo
succhiare, leccare, accarezzare, spalmare saliva, mentre quella cascata di
ricci si scompone e ricompone sulla fronte e sui suoi occhi. E’ devastante,
piacevole, eccitante. Succhia, prende in bocca l’alluce e lo spompina come se
fosse un cazzo e sento la lingua da dentro, mentre serra le labbra a ventosa.
Poi mi guarda e sorride ampia, sguaiata, maligna, deliziosamente volgare e mi
chiede, sussurrando, se quel giochino mi piace, ma appena me lo chiede lancia
un’occhiata sul cazzo duro da far male, quasi a dirmi che se ne frega della
risposta, che quella non era una domanda, che le risposte le ha già tutte.
Lecca, bagna, succhia, inginocchiata, esponendo i genitali pelosi, come fa una
cagnetta in calore.
Divina.
Poi cambia posizione, sale a cavalcioni della mia gamba e comincia a
sfregare la fica pelosa sul piede bagnato di saliva ed io non resisto. Sento
ogni millimetro della sua carne di femmina e mi stringo il cazzo nel pugno,
mentre lei ondeggia lenta il bacino, serrandomi lo stinco con entrambe le mani.
Muovo le dita e lei apre la bocca sorridente e sozza in una ‘a’ muta e
prolungata, succhiando poi aria tra i denti bianchissimi, con l’espressione
molle e corrotta della libertina disinibita e vogliosa.
Sento il calore, sento l’orchidea schiudersi molle e fradicia, sento di
entrare appena, a tratti, con la punta dell’alluce, muovo le dita, la vedo
godere, la sento, la guardo, la adoro, mi stordisce, è stupenda, non è più
bambina, è una donna, figa, bellissima, seducente, sensuale, senza freni. Mi
masturbo e lei fissa la mia mano aprendo la bocca per mimare altre ‘a’ mute,
correndo con gli occhi velati di ricci dalla sega ai miei occhi, comunicandomi
che le piace sia ciò che sente che ciò che vede e io le comunico con gli occhi che
mi fa impazzire sia ciò che sento che ciò che vedo.
Poi si inarca, fa leva con la mano sinistra sullo stinco, mi guarda
concentrata mentre armeggia da dietro con la mano destra. Preme, si muove,
dirige, rimango senza fiato. Poi desiste con un sorriso molle e sussurra “… è troppo grosso …” ma il solo fatto
che l’abbia pensato, che abbia voluto provare a scoparmi il piede, mi manda in
delirio.
E poi tutto cambia. Lecco io, annuso, succhio, insalivo, sotto i suoi
occhi gaudenti, mentre la manina disegna, tra i peli fradici, cerchi di piacere
sul minuscolo cazzetto, scivolando in esplorazioni interne mentre scorro la
lingua sulla superficie dello smalto recente, godendo dell’attrito sul lucido,
succhiando, ingoiando quel piccolo piedino più che posso e poi mi lascio
andare. E mi appoggio alla testiera del letto aprendo le gambe, dirigendo
quelle cinque sensuali piccole dita sotto i coglioni, sentendo il graffio delle
unghie sulla tenerezza del perineo e poi sul buco e lei capisce, al volo, senza
parole, e si appoggia sui gomiti per guardare, per vedere, per sentire meglio,
per garantire la pressione e sento l’alluce entrare e godo e lei sente e lascia
sfuggire una ‘a’ più precisa, seppur mormorata e mi contorco, provo e riprovo,
mi spalanco, mi offro e lei aiuta, guida, preme, ruota, apro, sento, poi rapida
toglie, si proietta, apre il cassetto, afferra il KY, mi riempie, con le dita,
di dentro, mentre io sollevo le gambe tenendole per l’interno delle ginocchia,
esposto, come la troia che sono, e lei è eccitatissima, mi spalma di dentro,
con tre dita, poi si lubrifica il piedino e ci prova, complesso, piacevolissimi
fallimenti, dolore divino, preme, ruota, a bocca aperta, rapita da quella
depravazione così attraente e io sento, sento le piccole dita, l’alluce, altri
fallimenti, scivolate, graffi sensuali, poi l’idea perfetta, realizzata in un
lampo, mi inginocchio sul pavimento, lei siede sul letto, dirige, preme, mi
spalanco più che posso con la faccia sulle piastrelle gelate e sento, sento,
sento, col cazzo di ferro che mi penzola tra le gambe e poi la sento emettere
una vocale stupita, eccitata, sbragata, ed il dolore mi fa capire che c’è, che
è entrata, e con la coda dell’occhio la vedo puntarsi sul materasso con le
braccia e sento quel piedino adorato che fa avanti e indietro e godo, godo che
sia stata lei a materializzare il mio sogno perverso, godo che sia quel piedino
sensuale che fino a poco prima mi ipnotizzava in quel sandalo di pitone sling
back a ragnetto, che sia dentro di me e mi chiede se mi fa male e sbavo sul
pavimento da piacere, sinchè lei, timorosa e terrorizzata, ritrae lentamente
sino a uscire e io mi giro e la guardo, gettandomi a leccare devoto, mentre
sento l’ano richiudersi appiccicoso e penso che sì, che volevo un segreto con
lei, che volevo una grazia e un’indulgenza sull’orrore dell’estremo che mi
rapisce, che volevo una complicità non giudicante, ma possibilmente gaudente,
che non volevo parole, ma solamente la stretta della condivisione che scivola
nell’oblio totale sino alla prossima volta.
Destabilizzante.
anche leggerlo è piacevolmente destabilizzante, avvolge, e da un senso arcano di calore e tenerezza.
RispondiEliminaUn bacio sorellina, grazie.
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