Chiamo il Ruggi dalla macchina venendo in ufficio. Devo affrontare
l’affair vasca idro con lui.
“Ohi Tazio! Com’è? E’ una bella
vita e mezza che non ci sente, come va?”
Eh sì è una vita e mezza.
D’altra parte tu sei emigrato in Lussemburgo, che mi è un po’ giù di
mano per venirti a trovare.
“Ah ma non son mica più là io eh”
e ride tossicchiando.
“Ah no? E dove sei?” chiedo
temendo la risposta.
“A Montecarlo bellezza!” e
ride tossicchiando di nuovo.
Eh beh. E dove se no? Quali sono i due posti, in Europa, dove c’è un da lavorare fitto così?
In Lussemburgo e a Montecarlo. Eh beh. Va ben.
Mi chiede del lavoro, gli racconto periferico, gli chiedo del suo, mi
liquida con un paio di ossimori, una perifrasi e due tossicchianti risate.
Ergo, nessun elemento per tentare di intuire che cazzo sta facendo.
“Oh Ruggi, ma scendi per Pasqua?”
“Ah no Taz, resto qui, faccio
venire su mia sorella e il parentado e andiamo al mare” e mi corre la mente
alla passerona pelosa della sorella troia e alla cabina e che porcona pazzesca.
Al che approfitto per esporre la mia idea sfolgorante, dettagliando al
fine di ottenerne la concessione ruggerizia. Lui mi ascolta silente, poi fa una
pausa e mi dice “ ‘Scoltamo, ma te hai
preso la residenza là?” che mi gela di ghiaccio.
“No” rispondo “ce l’ho ancora di là”. Pausa.
“Ci sono problemi con la casa
Ruggi? Dimmelo eh” incalzo vagamente ansioso.
“Problemi? Che problemi? Io non
c’ho problemi, tanto non la venderò mai, di ‘sti tempi, mi va benissimo che ci
sei te dentro, però Taz, l’affitto te lo devo chiedere. Per correttezza dei
rapporti”
“E ci mancherebbe, cazzo, certo
che sì” dico io di getto.
“No, te lo dico perché la Ade mi
ha detto che non volevi pagarlo più” e mi viene un’ondata di acidità di
stomaco che se avessi avuto la Ade sotto mano l’avrei decapitata.
“La Ade deve parlare per la Ade,
non per Tazio. L’idea le è venuta a lei e io le ho detto subito che ero assolutamente
contrario. Tanto per capirci Ruggi”
E lui ride. E si compiace che la Ade faccia girare i coglioni anche a
me. E ridiamo, anche se non so il perché.
“Allora ascolta. Adesso ti mando
un numero di telefono cellulare. Si chiama Fabrizio. Tu lo chiami e gli dici
cosa vuoi fare e lui lo fa, che lo chiamo subito io adesso. Lui viene lì, vede,
ti fa scegliere e mette su tutto che Fabrizio è bravissimo. Oh non mettere su
una minchiata eh, prendi della roba buona, solo Jacuzzi, capito? Un 6/8 posti
della Jacuzzi. Fatti far vedere i cataloghi e poi girami le fotine”
Che dico, cazzo sì, ma mi costa una retina un 6/8 posti della Jacuzzi,
sicchè dico che (ehem) le cose mi vanno bene, ma non c’ho dei capitali da
nababbo e parliamo di 10-12 mila euro solo la vasca.
“Oh ma mi capisci quando parlo?”
dice ridendo. E mi vedo costretto a dire di no.
“Cazzo Taz, sei rincoglionito. Ti
ho detto di chiamare Fabrizio o no? Tu dei soldi non devi preoccuparti. Basta
che chiami Fabrizio”
Esterrefatto ringrazio e mi imbarazzo.
“Quand’è che vieni su a trovarmi,
troia?” e ride.
Quasi quasi mi tenti di venire su a esprimerti la mia gratitudine in un
modo in cui, dopo, mi esprimerai tu tantissima gratitudine allargata.
Fabrizio, ora.
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