I sandali così alti le fanno emergere delle deliziose vene che le intarsiano
il collo del piede.
Sono sempre stato sensualmente attratto dai colli del piede intarsiati
di vene.
Si guarda nello specchio doppio della stanza guardaroba, specchio grazie
al quale riesce a vedersi la schiena.
Addosso ha solo il reggiseno nero.
Le natiche disordinatamente lucide di gel lubrificante, specie nel
mezzo.
Ai piedi i sandali.
Tra le natiche il tassello rettangolare del plug anale, trasparente.
Si guarda con un sorriso.
Siedo davanti a lei, guardandola nello specchio che ha dietro.
“Cammina” le dico sottovoce.
E lei cammina, su quei ragnetti
vertiginosi, ed il culo ingoia e sputa quel tassello così eccitante.
E poi torna in posizione, per guardarsi. Le abbraccio le gambe, mi
accarezza la testa.
Prendo il tassello e lo ruoto e lei si morde il labbro inferiore,
rammollita di lussuria.
“Ce ne sono con una lunga coda di
crine di cavallo, sai?”
Sorride e mormora appena udibile “Ti
piacerebbe che avessi la coda?” e mi tormenta i capelli, per poi
appoggiarsi alla mia spalla per spingere in fuori il culo e guardare meglio ciò
che esce di quel cono di gomma conficcato nell’ano.
“Sì. Te ne compro una. Ma mi
piacerebbe anche che tu ti mettessi dentro questo quando usciamo”
Sorride e si morde metà del labbro inferiore.
“Tra poco farà caldo e me lo metterò”
scorrendo le dita tra le natiche, toccando il tassello, muovendolo appena.
Rammollita, indebolita dalla voglia.
Le lecco l’ombelico.
Le guardo gli occhi nascosti dai capelli ricci che cadono in avanti.
Passo la mano tra le gambe e afferro il tassello, tirando lentamente.
Si inarca leggera in avanti, avverto la prima resistenza, la sua bocca si
foggia ad “O” muta. Esce.
Lo tengo in mano, trasparente, lucido, scompostamente coperto di gel.
Glielo porgo.
A lei la scelta, a lei la decisione di farne ciò che vuole.
Lo guarda, mi guarda.
Lo porta alla bocca, lo lecca, lo succhia, gli occhi sudici piantati
nei mei.
Delicate intimità oscene, laide, estreme, inconfessabili, sublimi.
Non importa se quell’atto si è compiuto per compiacermi o per
soddisfare un desiderio improvviso.
Non importa da dove comincia e perché comincia e come mai comincia.
Non importa.
Ciò che importa è il rarissimo valore assoluto delle |intensità
emozionali|.
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