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domenica 18 marzo 2012

Birra gelata


Fare l’amore, richiede l’amore? Non lo so e non me ne frega un cazzo, perché mi sono stancato di etichettare tutto come fossi intento ad inventariare la bottega del ferramenta all’angolo. Posso essere io? Oppure devo guardarmi da me stesso perché sono pernicioso alla mia salute mentale? Posso vivere, con la moderazione e la cautela necessari, oppure devo riunire una commissione di vigilanza? Oppure per tutelare la mia incapacità di filtraggio, in determinate situazioni, devo bramare di divenire un essere anaffettivo che resta seduto ad attendere la benedizione del cielo che mai arriverà, sprecando emozioni che danno un senso all’essere vivi? Me ne frego, non me ne frega un cazzo di fare i compitini a casa con diligenza, giusto per fornire soddisfazione a chi i compitini non li sa fare.

L’amore noi lo facciamo alla missionaria. Perché ci piace guardarci in faccia e baciarci. Ci piace guardarci gli occhi e parlare. Parlare sorridendo. Parlare sudando. Leccarci il sudore e i sorrisi. A noi piace così e lo facciamo così. L’abbiamo sempre fatto così e lo faremo così. E non abbiamo mai fissato le regole del fare all’amore, perché alla fine non ce ne frega un cazzo delle regole, ciascuno per i suoi motivi.
Perché alla fine, bello sì il gioco estremo, bello il dolorino che ancora adesso serbo nel culo come reminder di quel bel godere, bello, sì.
Ma ancor più bello respirare nel suo fiato moderatamente alcolico, vedendola sorridere, sentendo le mani che scorrono e i baci che bagnano e soffiare frasi minime e scollegate, lunedì sei a milano, no, devo andare a Ravenna da un cliente, ma non smettere Taz, così è bellissimo, non smetto Chiaretta, tu cosa fai lunedì, non lo so, devo strigliare la suburra, come sei liscia, come sei grosso e duro, ti ricordi quella volta in bottega da N sul lavandino del cesso, madonna se me lo ricordo, che bella scopata Taz, sai che mi tiro una sega a volte pensandoci?, immagino, anche io mi ci sono sgrillettata parecchio e ride ed è bello perché se ride stringe e mi piace da morire.

E poi, dopo un periodo senza tempo, arriva il momento in cui ci agganciamo per gli occhi e ci stringiamo e il suo viso diventa drammatico e ripiega il collo e io accelero e la sento venire e mi sento bagnare dal suo schizzo bollente e ricambio col mio schizzo bollente e ci piantiamo le unghie ed i denti e ci tiriamo la pelle, i capelli, succhiando annusando, perdendo il controllo del movimento e della voce e poi cadiamo ammazzati e privi di pensieri, parole, opere ed omissioni.

“La berresti una birretta?” mi chiede baciandomi i capezzoli che io sento i suoi che sfiorano la mia pancia.
“Cazzo sì…” rantolo come un condannato alla sedia elettrica.
“Te la prendo” e scula divina verso la porta ed io trovo che sia puro design la sua nudità nell’orrore di questa topaia di merda.

“Chiaretta, ma non è che non dovremmo scopare se siamo veramente amici?” chiedo steso come un cetaceo spiaggiato, appoggiando il culo della birra gelata sullo sterno.
Seduta come la sirenetta accanto a me, beve un sorso e poi serra le labbra, trattenendo il sorriso.
“Oh, Ciccio, mi hai spappolato i maroni con ‘ste regolette da Donna Moderna sai?” poi ride e si china a baciarmi ed indugia sorridente a tre centimetri dalla mia bocca, piantandomi la sua birretta gelata sui fianchi, sortendo ogni varietà di bestemmia. E ride.

Poi si alza, seria.
“Lo sai che sei una figa di ferro? Di cos’hai paura? Che te lo tiri nel culo? Che ‘faccia’ l’amica per guadagnare subdola chissà quale rendita di posizione? Oppure ti caghi addosso perché hai paura che sia innamorata? Cosa? Dai sputa il rospo. Sentiamo. Non ce ne son mica mille delle cose eh. Forza.” e beve un sorso.

“Ti amo troppo, Chiara, per mettermi con te” sussurro frociamente, non trattenendo il sorriso.
“Mo vamo ben a cagher, che non son mica quell’altra figa di ferro là io vè” mi dice cattiva, ridendo.
“Di cos’hai paura?” insiste seria.
“Al momento ho paura che scompari” dico serio.
“Ma io sono qui mi pare no? Deciditi a vivere Taz. Vivi cazzo. Mi farebbe piacere.”  e detto questo, mi assesta la birra gelata nel pieno dello stomaco.
Da sposare, ‘sta assassina.

4 commenti:

  1. Non so come mai, ma riesci a trasmettere in chi ti legge quello che provi tu.
    Quindi è molto bello ciò che hai scritto oggi, anzi piacevole. Sì.

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  2. Con tremito destabilizzante evinco che "piacevole" sia di intensità superiore a "molto bello", fatto salvo non vi sia stata una drastica caduta delle opinioni nel mentre le scrivevi.
    In ogni caso mi ritirerò in meditazione semantica, per non sbagliare.
    Non senza averti espresso la mia viva gratitudine per il commento, prima.
    Anzi, non senza averti semplicemente ringraziato, prima.

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  3. Beh, per come l'avevo pensata piacevole stava a significare che era anche un qualcosa che mi è arrivato, invece se avessi scritto solo molto bello, poteva essere anche qualcosa di lontano.
    Ovvero col molto bello ti esprimo ammirazione ma rimane qualcosa non mi tocca, col piacevole ti dico che hai scritto qualcosa che mi ha dato piacere nel leggerla.
    Spero di essere stata più comprensibile.

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  4. Io ne sono felice. E ora non scherzo.
    Grazie.

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