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lunedì 19 marzo 2012

Zingarella


Una volta c’era una tenda canadese, ambitissima, che si chiamava così. La produceva una ditta italiana, la Moretti. La Zingarella Moretti. Il lusso sfrenato del campeggio popolare.
La Zingarella a cui alludo, invece, è la Squinzychiara.
Ha operato su Ravenna e ora, a bordo della Citroen C3 usurpata alla mamma stronza (dice lei) e un po’ puttana (dico io), fa prua verso Milano, dove arriverà in serata. Mangerà una schifezza e inizierà a scriversi  per benino il brief da passare agli altri cazzoni e domattina glielo mollerà sul tavolo, aprendo le danze alla più triste delle cerimonie: la non comprensione da parte degli stimatissimi colleghi.
E vabbè, ci siamo passati tutti, il brief è un’arte che si impara poco poco piano piano come piace a noi.

Noiosità d’agenzia a parte, questa migrazione gitana significa che l’isolata e remota opportunità di rivederci alla volta di mercoledì naufraga, perché se domani ammolla il brief, dopodomani/giovedì quelli le ammollano l’adv briefing, quindi come minimo tutto il mercoledì sarà meneghino. Pazienza.
Staremo a vedere gli sviluppi.

Mi sento stranamente tranquillo e per nulla smanioso ed ansioso e questo mi stupisce.
Che sia l’inizio di una nuova era di consapevolezza più a misura d’uomo?
Dopo cena medito. E non la chiamo che sta scrivendo.
Mi piace ‘sta cosa.
Non so se si era capito.

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