Il 10 di gennaio, senza nessuna avvisaglia precedente, è mancato l’Ammiraglio,
Signor Marito di Madame Inquieta. Un infarto lo ha stroncato mentre leggeva il
giornale sul divano di casa, al mattino. La morte che ciascuno dovrebbe
meritare, credo. Mi spiace, non lo sapevo.
Inquieta era totalmente in nero, ieri sera. Allacciata dal mento alla
punta delle scarpe.
Abbiamo sorseggiato dell’Armagnac ed abbiamo chiacchierato.
“Ne parlo estesamente con voi per
la prima volta, Tazio. Trovo che la tragedia di perdere la persona con cui si
sono condivisi tanti anni di vita sia resa ancor più insopportabile dal
gracchiare fatuo di quegli oracoli che esortano ad ‘elaborare il lutto’. Provo
orrore per questo concetto. Sia sotto il profilo linguistico, sia sotto il
profilo concettuale. Pare quasi che il lutto sia un semi lavorato industriale
che, se opportunamente smerigliato e lucidato, può divenire un oggetto
accettabile, quando non diviene addirittura un oggetto gradevole. La trovo un’idiozia
ottusa. Sgradevole.”
“Concordo con voi Madame. D’altra
parte, vi è dell’orrore anche nell’affermare crudo che ad un lutto si può
sopravvivere solo con la rassegnazione e l’abitudine al mutato assetto. Credo
che, da qualunque lato lo si osservi, un lutto conduca solo all’orrore. Però
concordo: quel neologismo è orrendo sia nel conio che nella sua indiscriminata
diffusione. In questo senso credo non vi chiederò come state, Madame, perché non
vorrei aggiungere ulteriori stupidità a quelle che già avrete, sino ad ora,
dovuto sopportare”
E mi sorride appena, da un angolo della bocca, guardandomi senza
muovere la testa, solo girando gli occhi.
Mi trattengo a lungo. Chiacchieriamo molto. Le chiedo molti consigli ed
informazioni, che Madame centellina con attenzione, dandomi l’indicazione da
seguire per ottenere la risposta. Che regolarmente ho ricavato da solo, senza
che lei la pronunciasse, assumendo che l’assenza di smentita ne fosse la conferma.
E’ l’arte del salotto. E’ l’arte del potere che deriva dalla
conoscenza.
Ora Inquieta vive con Svetlana, una ragazza russa di ventisette anni,
che ha accettato di farle da badante
con estensioni speciali dell’incarico.
Svetlana è una bella ragazza, sessualmente attraente, molto mascolina, dai
corvini capelli cortissimi e dagli azzurrissimi occhi siberiani, atletica,
muscolosa. Apprendo che pratica il kickboxing e ne trovo conferma negli
sviluppatissimi bicipiti, visibili grazie all’assenza di maniche nel sobrio
tubino nero che indossava. Per Svetlana è stato sicuramente interessante abbandonare
il lavoro da cameriera ed alcune mansioni nella Casa per passare agli agi offerti
dal trattamento economico e dalla sistemazione lussuosa a casa di Inquieta.
Certo, vi sono quelle estensioni dell’incarico,
ma pare che Svetlana non abbia ingombranti moralità con le quali fare i conti
di fine giornata.
Mentre Madame Inquieta mi rende edotto dei dettagli che ho appena
citato, Svetlana sosta in piedi accanto al divano.
“Ha dei bellissimi seni” mi
dice Inquieta con voce trasognata, voltando il capo in direzione della ragazza.
Svetlana gira solamente gli occhi di ghiaccio verso Madame, abbozzando
un micro sorriso.
Estensioni speciali dell’incarico.
Sento odore di zolfo e in bocca mi si materializza un intenso sapore di
caramello appiccicoso.
No. Inquieta non ha bisogno di essere esortata ad elaborare il lutto.
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