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mercoledì 21 marzo 2012

Madame Inquieta e l’elaborazione del lutto


Il 10 di gennaio, senza nessuna avvisaglia precedente, è mancato l’Ammiraglio, Signor Marito di Madame Inquieta. Un infarto lo ha stroncato mentre leggeva il giornale sul divano di casa, al mattino. La morte che ciascuno dovrebbe meritare, credo. Mi spiace, non lo sapevo.
Inquieta era totalmente in nero, ieri sera. Allacciata dal mento alla punta delle scarpe.
Abbiamo sorseggiato dell’Armagnac ed abbiamo chiacchierato.

“Ne parlo estesamente con voi per la prima volta, Tazio. Trovo che la tragedia di perdere la persona con cui si sono condivisi tanti anni di vita sia resa ancor più insopportabile dal gracchiare fatuo di quegli oracoli che esortano ad ‘elaborare il lutto’. Provo orrore per questo concetto. Sia sotto il profilo linguistico, sia sotto il profilo concettuale. Pare quasi che il lutto sia un semi lavorato industriale che, se opportunamente smerigliato e lucidato, può divenire un oggetto accettabile, quando non diviene addirittura un oggetto gradevole. La trovo un’idiozia ottusa. Sgradevole.”

“Concordo con voi Madame. D’altra parte, vi è dell’orrore anche nell’affermare crudo che ad un lutto si può sopravvivere solo con la rassegnazione e l’abitudine al mutato assetto. Credo che, da qualunque lato lo si osservi, un lutto conduca solo all’orrore. Però concordo: quel neologismo è orrendo sia nel conio che nella sua indiscriminata diffusione. In questo senso credo non vi chiederò come state, Madame, perché non vorrei aggiungere ulteriori stupidità a quelle che già avrete, sino ad ora, dovuto sopportare”

E mi sorride appena, da un angolo della bocca, guardandomi senza muovere la testa, solo girando gli occhi.
Mi trattengo a lungo. Chiacchieriamo molto. Le chiedo molti consigli ed informazioni, che Madame centellina con attenzione, dandomi l’indicazione da seguire per ottenere la risposta. Che regolarmente ho ricavato da solo, senza che lei la pronunciasse, assumendo che l’assenza di smentita ne fosse la conferma.
E’ l’arte del salotto. E’ l’arte del potere che deriva dalla conoscenza.

Ora Inquieta vive con Svetlana, una ragazza russa di ventisette anni, che ha accettato di farle da badante con estensioni speciali dell’incarico. Svetlana è una bella ragazza, sessualmente attraente, molto mascolina, dai corvini capelli cortissimi e dagli azzurrissimi occhi siberiani, atletica, muscolosa. Apprendo che pratica il kickboxing e ne trovo conferma negli sviluppatissimi bicipiti, visibili grazie all’assenza di maniche nel sobrio tubino nero che indossava. Per Svetlana è stato sicuramente interessante abbandonare il lavoro da cameriera ed alcune mansioni nella Casa per passare agli agi offerti dal trattamento economico e dalla sistemazione lussuosa a casa di Inquieta. Certo, vi sono quelle estensioni dell’incarico, ma pare che Svetlana non abbia ingombranti moralità con le quali fare i conti di fine giornata.

Mentre Madame Inquieta mi rende edotto dei dettagli che ho appena citato, Svetlana sosta in piedi accanto al divano.
“Ha dei bellissimi seni” mi dice Inquieta con voce trasognata, voltando il capo in direzione della ragazza.
Svetlana gira solamente gli occhi di ghiaccio verso Madame, abbozzando un micro sorriso.
Estensioni speciali dell’incarico.
Sento odore di zolfo e in bocca mi si materializza un intenso sapore di caramello appiccicoso.
No. Inquieta non ha bisogno di essere esortata ad elaborare il lutto.

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