Bonjour, bonjour, bonjour.
Siedo nella cucina spaziale, sorseggiando caffè allungato, godendomi la
foschia che avvolge la campagna silenziosa. Oggi non me ne frega un cazzo del
santo del giorno, mentre tengo appena sotto controllo il meteo, che promette
quadri di crescente positività.
Al piano di sopra, nella camera ultrapadronale, la Chiaretta dorme il
sonno dei giusti, che è giusto così.
Non riuscirò a farmi una vacanza vera, ma questo weekend ha innegabili caratteristiche
di apprezzabile relax.
Che meraviglia sarà, più tardi, pasticciare con le mie cose in ufficio sapendo
che lei sarà qui, completamente nuda, a bighellonare all’aperto, abbronzandosi selvatica.
Meraviglioso.
Ma bello anche l’insieme pratico delle cose: la settimana si soffre, si
lavora, distanti, poi nel weekend, tac, si arriva qui e si dimentica e ci si
squaglia nei reciproci fluidi, sapori ed odori corporali.
Vorrei dire che siamo entro il confine della perfezione, sì.
Zero domande. Voglio dire che non sono così coglione da non avvertire
la presenza latente di qualche domanda, ma non ho alcuna intenzione di lasciar
loro il passo. Stiano là, remote, senza risposta. Basta, cazzo. Non sarò io a
cagliare il latte di questa beatitudine. E nemmeno lei.
Questa primavera profuma di pelle, di fica, di cappella, di ascelle, di
ano e di piedi. Lo so, molti tireranno una bocca disgustata, ma per noi,
invece, quel mix animale di odori e sapori è estremamente erotico e
coinvolgente. Specie in questo contesto. Forse la mia esimia Collega potrà
comprendermi, forse no, non so.
Lei dorme ed io indugio. Ieri sera abbiamo chiacchierato molto, perché aveva
bisogno di sfogarsi. Il tema è il lavoro e la famiglia. Il primo è incerto, la
seconda troppo certa. Entrambi vanno abbandonati. Non potevo non dirglielo, non
potevo non proporle di rientrare, non poteva non declinare con un sorriso, un
grazie e un bacio.
Userà questo weekend anche per meditare, anche se oramai è certa: lascerà
quell’agenzia, perché le sembra di perdere tempo, sia come ruolo, sia come
professionalità dei soci. And the story goes.
A Torino, l’amico con cui non ha scopato perché sono entrambi
lontanissimi da queste cose, le ha proposto qualcosa. Qualcosa di
internazionale. E lei ci medita bene. Vuole sapere, perché di lui si fida.
Tutto quel chiacchierare mi ha fatto bene, l’ho intensamente voluto.
Se scoprissi, un giorno, che non si parla più, non ci si confida più,
non ci si confronta più, ma si chiava e basta, beh, quel giorno sveglierei le
domande e, da remote, le attualizzerei a presenti. Subito.
Perché non posso perdere l’occasione, forse l’ultima, di provare a
restaurarmi l’anima.
Bonjour, bonjour, bonjour.
La foschia sale piano e io mi faccio un altro caffettazzo.
Bonjour.
Che incanto, Taz... mi sembra di sentire il profumo di questa primavera.
RispondiEliminaB
P.S. : capisco anche la ricerca del badile di cui sopra ;)
Ah, adorata Collega, saresti estasiata dai profumi che la primavera assume qui, dopo che il sole ha scaldato a dovere determinati angoli.
RispondiEliminaSono già estasiata a immaginarli...buon weekend, Taz.
RispondiEliminaB