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martedì 20 marzo 2012

A volte ritorno


Questa mattina alle sette ho varcato la soglia del bar della Susy dopo un’eternità.
Beh, magari eternità è una parola grossa, ma dopo un bel po’.
Mi sono dimostrato cordiale e rilassato, perché io sono cordiale e rilassato, dopo gli urti benefici del weekend.
Già, perché poi ieri sera, meditando, sono giunto alla conclusione che il weekend è stato come quando devi andare dal medico per una visita, che tu parti convinto di avere chissà cosa e quello ti dice che invece non hai niente. E ne esci sollevato, con uno sguardo più limpido verso le cose che, pochi minuti prima, ti apparivano buie ed irreparabili.

Ebbene sono entrato e le ho augurato buona primavera.
“Ma oggi è il 20, è domani che è primavera”.
Risposta prevedibile. A quel punto, cordiale e rilassato come sono, ho spiegato come mai la primavera non sia conformata alla ISO-8601, ma agli equinozi. E mentre spiegavo come uno stitico maestrino gay, travesta in privato, ho notato che la Susy, sotto i jeans orridamente scoloriti a macchina, aveva già la primavera sulla pelle: niente calze, ma solo clogs bianchi del Dr.Scholl’s.
Alla fine della spiegazione ho sortito un “Ahhh” che il mio traduttore cerebrale ha risolto come “Che due coglioni. La primavera è il 21 marzo da sempre, cazzo dice ‘sto stronzo”.

“Come stai? E’ un po’ che non ti vediamo in giro” attacca smanettando caffè.
“Sto bene, grazie. Sono solo stato un po’ occupato” rispondo senza mentire formalmente.
“E la Ade?” mi chiede, attuando una palese prova del nove su congetture da lavatoio.
“La Ade è in Lussemburgo, non so quando tornerà” rispondo cordiale e rilassato.
Appoggia il caffè e il bricchetto dell’acqua calda e, approfittando della vicinanza, sussurra “E quella riccettina?”. E sorride con centosette denti carnivori.

Siamo stati intercettati, evidentemente, ma questo non caglia il latte della mia beatitudine.
“Un’amica” le rispondo mentre lei comincia a far soffocare strozzato del latte nel bricchetto.
Senza alzare gli occhi, una volta ottenuta la mia risposta, sorride a bocca aperta, puntando la lucida linguona sul labbro superiore.
Che puttanazza. Proprio una sciatta puttanazza. Stamattina sporca sotto, anche, secondo me.
La osservo mentre fa urlare il latte e lei, evidentemente conscia di essere nel mio quadro di visuale, fa scivolare fuori un piede dallo zoccolo ospedaliero, sino a puntare le dita sulla parte finale della suola di legno. Smalto blu notte. Che puttanazza lercia. Alzo lo sguardo e noto di essere nel suo torbido sguardo sudicio, a segnale che quel gesto era stato fatto apposta.
Che puttanazza.
Ma non basta.

Serve il cappuccino al mio compagno di banco più in là e poi, spugnettando grasso e luridume viene verso di me, tornando a sussurrare “Perché non ce la presenti una sera di queste? Mi sa che è birichina birichina…” e questa frase da triste maiala emiliana mi strappa una risata a schiocco.
La sistemo con “Perché no?” affrettandomi a pagare, che non ci penso nemmeno a presentartela, scordatelo. Poi la saluto e me ne vado.

Però rimangono irrisolti alcuni quesiti, sempre da lavatoio.
Assodato che so che sabato sera sono usciti lei col Costa e il Loca con la Emy, quel ce la presenti riferiva solo al nucleo lei più Costa o ad una quadriglia neo formata lei, Costa, Loca, Emy?
Come mai, né il Costa, né il Loca, hanno rivelato l’identità della riccettina, che la conoscono benissimo, anche biblicamente? Forse per quello? Mah.
Che puttanazza lurida, in ogni caso.
E che piedi sublimi.
Forse, tra poco, andrò a ricordarmeli in bagno.
Smalto blu notte.
Ha!

1 commento:

  1. Lo sguardo sudicio della Siusy...che magnifica alliterazione...un saluto a tutte e buona primavera GQ
    P.S. sono su Twitter come Bombolo67, un altro Mito che non c'è più. R.I.P.

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